Mafia e società civile


La retata recente, e che speriamo non sia l’ultima, ha evidenziato quello che sappiamo tutti: tra la ndrangheta e l’onestà c’è una vastissima e variegata zona grigia, la quale vive e prospera nella società civile. E non è gente “tagliata”, “punta” e roba simile; non scanna personalmente la capra; non porta statue alle processioni; non possiede armi né legali né tanto meno illegali; veste giacca e cravatta e colletti bianchi… insomma, non fa parte della ndrangheta; e ha frequentato le scuole, e che scuole! Sono medici, avvocati, professori, funzionari, ingegneri… E sempre in prima fila nei convegni antimafia, specie se c’è la tv.

Più esattamente, la ndrangheta non vuole questa gente tra le sue file: sono “omini e pinna”, impacciati, pacifici… e con i trigliceridi alti, perciò indegni di una cena mafiosa debitamente innaffiata! Non vanno dunque agli incontri di cosca nel cuore dell’Aspromonte; se mai, qualcuno o parecchi, alle riunioni di loggia in elegante locale.

Però, all’occorrenza, si rendono utili. Se la figlioletta asinella non supera l’esame, occorre la raccomandazione di un professionista: mica al docente universitario si può mandare un pizzino sgrammaticato da brutta figura; e nemmeno un picciotto che parla solo dialetto strettissimo. L’amico civile sa come parlare, con le dovute perifrasi e circonlocuzioni: categorie stilistiche del tutto ignote al mafioso puro, il quale pensa siano malattie rare! Così la signorina passa l’esame, e oggi è medico in qualche ospedale. Confido di restare sempre in ottima salute, io, e non incappare nella sue delicate e incapaci manine.

Del resto, sulle raccomandazioni agli esami di maturità posso scrivere un enorme capitolo delle mie memorie; e senza scomodare la mafia!!!

Anzi, attenzione: ai figli studenti la ndrangheta c’è arrivata da pochissimo; mentre la borghesia raccomanda i figli agli esami da parecchie generazioni; e ai concorsi eccetera.

Se poi si vuole infilare nel piano regolatore un terreno tutto paludi da spacciare per edificabile, servono sindaci e architetti. E più si va in alto nelle esigenze, più alti sono i personaggi occorrenti: politici e funzionari eccetera.

Tra mafia e società civile non ci sono, salvo casi, rapporti diretti. Nel Gattopardo, la mafia per fare un favore a Sedara aspirante deputato, ne ammazza il suocero; ma Sedara, che pure beneficia del delitto, ne resta all’insaputa, come Scajola aveva una casa e Anastasia 70.000 euro nello zainetto per le spesucce del sabato sera. Non so se sono stato chiaro. Sedara poi rese il favore.

Per queste ragioni io, io Ulderico, io che scrivo queste poche righe, non mi curo tanto che vengano acciuffati il picciotto o il mammasantissima; ma gongolo quando beccano sindaci e deputati e avvocati eccetera.

E spero vengano rapidamente processati senza trucchi e cavilli; e (“si es culpable”, ovvio) punirli esemplarmente, e con pena effettivamente eseguita in gattabuia e senza sconti. Se no, possono anche condannarli allo squartamento come fece Enrico VIII con s. Tommaso Moro (poi, clemente, si contentò di decapitarlo!), ma se dopo tre mesi me li ritrovo a passeggio e a teatro… o di nuovo sindaci, allora mi arrabbio davvero!
E mi confermerei, vedendone uno a spasso, nell’idea che tra la ndrangheta e la società civile ci sono tanti, tanti fili ed anelli e sorrisi… anche sugli scanni della magistratura. Del resto, già Esiodo parlava di giudici δωροφάγοι: mangiatori di doni!
E ce ne sono anche sui giornali nazionali, i quali hanno sorvolato sui 330 arresti calabresi. Meglio non fare nomi, vero?
Buon Natale a tutti, tranne ai mascalzoni con la coppola o con la cravatta.

Ulderico Nisticò