Maggioranza e opposizione


 Corre voce che il PD, sconfitto alle elezioni, voglia fare l’opposizione, trovando anche alleati vari. Veramente non dovrebbe essere una notizia, bensì una banalità: in Gran Bretagna, per esempio, chi vince designa il “premier”, il quale governa; e chi perde, forma quella che, ufficialmente, si chiama “l’opposizione di Sua Maestà”. Maggioranza e opposizione, dunque, lassù sono condizioni normali.

 In Italia, invece, e senza ricordare compromessi storici eccetera, è almeno dal 2011, e dalla ridda di governi tecnici, che non si capisce chi governa e chi si oppone, e anche chi si oppone alla fine governa, e qualche volta chi governa si oppone a se stesso.

 In questo morente 2022, le elezioni hanno dato un risultato numericamente chiarissimo: ha vinto una coalizione che, ancora numeri alla mano, non è di centrodestra ma di destracentro. Il giudizio politico è più complicato, ma qui non c’interessa: interessano i numeri.

 Con i numeri, il destracentro dovrà governare, e altri, PD in testa, dovranno stare all’opposizione. Orbene, e stavolta in mano il vocabolario, governare significa governare; e opporsi significa opporsi. Governare significa decidere dei provvedimenti e attuarli; opporsi, significa cercare nei provvedimenti degli argomenti da non approvare.

 Se dovessi dare consigli al PD e altri, li inviterei a studiare i provvedimenti del governo, e criticarli eccetera; lasciando da parte la retorica e le roboanti commosse parole, che non hanno giovato minimamente a prendere voti: esempio, la Fiamma, che sta in bella mostra dal 26 dicembre 1946, e qualcuno se ne è accorto verso il 26 agosto 2022! Faccio notare che il 28 ottobre fanno cento anni dalla Marcia su Roma (leggerete a giorni qualcosa!); e sono 104 dalla rivoluzione comunista di Lenin. E ho prove certe che un mare di gente laureata avrebbe difficoltà a precisare in che anni esattamente ci fu la Seconda guerra mondiale!

 Se dovessi dare consigli al destracentro… sarebbero ovvi: governare e assumersi le responsabilità, senza preoccuparsi, per esempio, di autorevolissimi editoriali di autorevolissimi giornali e tv, che, come i numeri hanno dimostrato, non spostano un voto. E non fu certo per la sparuta e disunita pattuglia di intellettuali di centrodestra, Feltri e Sgarbi in testa, che la gente ha votato destracentro a battaglioni affiancati, come invece ha votato.

 Voglio sentire dunque il brivido di maggioranza e opposizione, senza dialoghi. I fatti degli ultimi decenni hanno ampiamente insegnato che tutti d’accordo vuol dire che non è d’accordo nessuno, e il risultato è l’eterno rinvio. Non so se è chiaro. In dialetto calabrese, “Poi vidimu”, cioè mai.

Ulderico Nisticò