Meridione, ripartiamo da zero


 Ho già usato questa metafora, ma mi ripeto. Immaginate che nel recovery stia scritto che in Calabria l’UE vuole impiantare una base spaziale destinazione Marte; scelga Papanice; e investa 1.000.000.000 €, subito disponibili e in contanti. E via i Pino Aprile, i Patruno eccetera, a gridare che “finalmente viene resa giustizia al Sud che prima del 1860 era la prima potenza non del vile mondo terragno, ma del sistema solare”. Magari a qualcuno verrà a mente che Archita di Taranto, tiranno pitagorico e scienziato, faceva volare dei giocattolini, ed ecco “Quando il Sud volava, a Milano non avevano le scarpe”, e altre patetiche fandonie cui ormai siamo abituati. Ah, scordavo i corrispondenti locali dei giornali: “L’universo parla dialetto calabrese…”

 Torniamo allo spazio. Per costruire la base, serve terreno: diciamo, un chilometro quadrato. Servono poi telematica; acciaio e altri metalli speciali; plastica; vernici; conoscenze di altissimo livello; personale specializzato; carburanti raffinatissimi… e tutto quanto potete immaginare. Ebbene, di tutto questo la Calabria e l’intero Sud metterebbero, di loro, solo il terreno, che, pagato il giusto, cioè aree poco e male coltivate, diciamo che, generosamente, varrebbe 1.000.000. Della cifra destinata al Sud per la base, 999.000.000 € verrebbero spesi da Roma in su, o in Europa, o in USA o a Singapore… In Calabria, a parte l’esproprio, qualche pizza serale per gli operai… quasi tutti forestieri tranne manodopera generica.

 Vi basta, l’esempio? Esempio che io, del resto, scrivo per mezzo di un computer comprato sì a Soverato, ma prodotto chissà dove, mentre sta acceso un televisore e ruota un ventilatore, entrambi prodotti altrove. Poi andrò a Catanzaro su auto… eccetera.

 In queste condizioni, a che serve la Calabria? Chi volete che se ne curi? Lo stesso per quasi tutto il Sud, tranne zone industriali di Bari e Catania; qualche località turistica approssimativamente gestita; e terziario improduttivo oggi in via di trasformazione in pensioni.

 Il Sud ha perciò urgenza di diventare effettualmente produttivo, e secondo la sua natura e non secondo modelli tipo la Regione Calabria quando copia “Lombardia” sotto il centro(destra), uguale a quando mise in bilancio “argini del Po” sotto Guarasci di centrosinistra, nel 1970.

 Sono perciò urgenti due attività:

  1. Una culturale: riflessione storica e attuale senza piagnistei segue cena, e senza precotti schemi mentali letti su libri… ovviamente, sono libri prodotti altrove, ma l’intellettuale non se ne accorge: che genio!
  2. Una politica: formazione di una classe dirigente seria e autorevole.

 Oggi abbiamo classi politiche di scarto; e intellettuali a pappagallo. Per annullare le une e gli altri, serve una macroregione Sud (Ausonia, per i poeti), con attuali Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria. La Sicilia è un regno a parte; l’Abruzzo, è ormai centro.

 Questo Sud, o Ausonia, o come vi pare tanto i nomi sono purissimi accidenti, si dovrebbe dotare di sue istituzioni: un presidente eletto a suffragio universale; un consiglio di pochissimi eletti e che si riunisca tre volte l’anno; a proposito: metà su liste con molte firme, metà in rappresentanza delle corporazioni; una burocrazia snellissima, praticamente solo computer; cancellazione della massima parte dei comuni: la Calabria ne ha 404; comunità locali secondo la natura dei luoghi, con istituzioni vedi sopra; piano regolatore economico secondo le vocazioni: agricola, pastorale, artigianale, industriale, turistica… e interventi solo a chi rispetti tali indicazioni… Ah, capitale a Melfi: tanto il consiglio si riunisce pochissimo, il presidente non ha bisogno di tante stanze: ci faremo prestare un’ala del castello. Perché Melfi? Beh, dotti, studiate la storia!

 Così vedrete che la base spaziale di Papanice si farà con missili interamente prodotti in Ausonia, e il miliardo resterà tra noi!

Ulderico Nisticò