Miti soveratani a cena


Durante un’ottima cena nostrana in compagnia di amici non proprio adolescenti, si è parlato molto di miti soveratani, quei racconti che hanno attraversato i secoli, e che rischiamo di perdere perché oggi i nonni non chiacchierano più con i nipoti… per la triste ragione che non ci sono più nipoti cui raccontare! Affidiamo perciò alcune tradizioni alla scrittura.

A Soverato, ma cose simili si dicevano dovunque, c’erano persone, soprattutto donne anziane, dotate della facoltà della profezia attraverso i sogni; e altre che dialogavano con i morti, e riferivano i loro messaggi ai viventi. Quelle persone sono ormai morte a loro volta, e non so se oggi qualcuno dialoghi con loro. Voi ci credete? Beh, “ci sono molte più cose in cielo e terra di quante ne possa sapere la tua filosofia”, insegna Shakespeare. Fate voi.

I fantasmi principali di Soverato sono: il Fabbro, che dà il nome a questa rubrica di Soveratoweb: fu impiccato alle Forche; il morto con un pugnale nella schiena; la nobildonna dell’ex palazzo Gregoraci. La località San Nicola, nota oggi come Glauco, è detta anche Monaco perché vi fu trovato il cadavere di un religioso, dalla misteriosa sorte.

A “Destinanza” o “Destinu” è il filo che attira in una voragine. Si trova lungo l’antica strada selciata “Mpetrata” che da Soverato [Superiore] portava al Cafone. Qui serve una digressione di etimologia: la parola greca χάος, ma nei dialetti occidentali χάϝος, significa in origine voragine, poi, attraverso il mito della materia indistinta originaria, confusione. I toponimi Cavita, Cafone e simili derivano da questa parola greca. Né possiamo dimenticare il mito delle tre Moire (per i Latini, Parche): Cloto fila, Lachesi estrae a sorte, Atropo taglia il filo.

I “pagani e maju” furono, con buona probabilità i Turchi, se non addirittura i più remoti Saraceni. La Calabria fu, nei secoli XVI e XVII, la prima linea della guerra del Regno di Napoli contro i pirati ottomani, che erano musulmani, e perciò “pagani”; e venivano dal mare. Un’incursione del 1594, guidata dal rinnegato pascià Scipione Cicala, saccheggiò Reggio e varie località, tra cui Soverato [Vecchio] e il convento della Pietà. La località San Nicola, di cui sopra, è detta anche Porto dei Turchi.

Si è parlato di Cicco Petru, uomo duro, secondo alcuni un severo giustiziere, secondo altri un tiranno; e dei Sette cavalieri di spada che si riunivano segretamente nella Grotta dei regnanti.
Sotto con le reminiscenze, o vecchia soveratani!

Ulderico Nisticò


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