Padre Aldo Mercurio, dei Cappuccini, s’inserisce a pieno titolo nella lunga storia di cultura del suo Ordine, da padre Giovanni Fiore (di cui mi onoro aver pubblicato l’edizione critica commentata della monumentale Calabria Illustrata), a padre Remigio Lepera, a padre Giuseppe Sinopoli e molti altri; sempre presente nella cultura calabrese, padre Aldo mostra oggi la carità del natio loco con questo imponente lavoro: “Montauro dalle origini ai nostri giorni. Storia – arte – cultura – tradizioni”, per i tipi del coraggioso e raffinato editore Aldo Primerano.
Nelle opere ispirate alle realtà locali, troppo spesso l’amore supera la scienza. Non è affatto il nostro caso, grazie alla corretta e scientifica metodologia adottata da padre Mercurio, con accurata ricognizione di documenti genuini, e senza fantasticherie.
Montauro compare nei documenti della Certosa e nel Syllabus del Trinchera, in varie forme, che comunque ci riconducono alla variante dialettale; la forma greca Μεντάβριον, in pronunzia medioevale, porta infatti a Mentavrion, Mentaurio, simile a Mantraru. Mercurio disserta con competenza sulle possibili etimologie greche e latine, alcune delle quali suggeriscono un toponimo mediterraneo preellenico.
Continua la narrazione medioevale e moderna, per giungere all’attuale situazione, propria di tutti i Comuni ionici, di una zona recente, e balneare, e borgo antico. Sorretto da una ricca iconografia, e da una stampa di alta qualità delle foto, il volume descrive il dovizioso e non sempre molto conosciuto patrimonio di chiese e di palazzi e portali del paese, dalla Grangia certosina alla possente Matrice dall’aspetto di fortezza; e altre chiese e luoghi sacri.
Qui il lettore è accompagnato alla conoscenza della venerazione di san Pantaleone. Un’ampolla con il Sangue giunge dal Napoletano nel 1753, come ben descrivono gli affreschi “cinematografici” della solenne processione dalla spiaggia alla chiesa; e due volte l’anno si verifica l’evento prodigioso della liquefazione.
Per le strade del borgo, padre Aldo studia i molti palazzi patrizi ornati di solenni portali, segno di prosperità antica.
Seguono biografie di personalità notevoli; le tradizioni popolari; una disamina del dialetto dalla particolare fonetica; le consuetudini di vita e alimentazione; l’artigianato…
Il lettore viene infine aiutato da utili indici analitici.
Ecco dunque un bell’esempio di come si possa fare microstoria con la stessa serietà a attendibilità della storiografia maggiore. La comunità di Montauro, ma anche la Calabria (e penso anche a quella ufficiale!) devono accogliere quest’opera come valore in sé, e come modello di recupero della nostra storia regionale.
Ulderico Nisticò