Montepaone, l’attualità di Luigi Rossi a 250 anni dalla nascita


Ricordato il poeta rivoluzionario protagonista della Repubblica Napoletana del 1799. 

Luigi Rossi, un martire della libertà il cui esempio trasferisce, ancora oggi, messaggi di profonda attualità. A 250 anni dalla nascita è stato ricordato con un convegno nella “sua” Montepaone il noto poeta, avvocato e rivoluzionario illuminista. Un protagonista della Repubblica Napoletana del 1799, vittima della successiva, cruenta repressione borbonica. L’importante iniziativa culturale, svoltasi a Palazzo Pyrrò, è stata promossa dalle associazioni “Occhio del Pavone” e “L’Arca”, con la collaborazione della biblioteca civica e il patrocinio di Regione Calabria, Comune di Montepaone, Associazione Gutenberg, Anutel, Nuovo Monitore e Istituto Comprensivo “Mario Squillace”. “Son dell’uomo i primi diritti” la traccia dell’incontro, ispirata proprio dai versi patriottici di Rossi.

Un giovane animato da grandi ideali, fortemente impegnato nel realizzarli. La sua figura è stata compiutamente ricostruita negli interventi introduttivi degli organizzatori, Massimiliano Cappuccino e Giovanna Vecchio, e nelle successive, autorevoli relazioni della docente di Storia del Liceo “Siciliani” di Catanzaro, Vincenza Pettinato, del filosofo e scrittore Gregorio De Paola, e del presidente dell’Associazione Gutenberg, Armando Vitale. L’eccezionalità di Luigi Rossi è emersa con particolare riferimento al contesto calabrese dell’epoca, quasi totalmente impermeabile agli aneliti di libertà che dalla Francia si propagavano in tutto il continente europeo.

Ma quel nobile figlio di Montepaone trovò in seminario a Catanzaro, nell’abate Gregorio Aracri di Stalettì, il maestro di vita e la guida spirituale che lo iniziò ai principi della libera muratoria, infiammandone l’animo con la passione politica e i valori di uguaglianza e fratellanza. Principi che poi coltivò a Napoli, fino ai moti insurrezionali del ’99. Subito dopo la proclamazione della Repubblica ricoprì cariche di primo piano. Ma la repentina caduta del sogno rivoluzionario lo portò al patibolo, con la condanna a morte che fu eseguita il 28 novembre 1799.

“E forse un giorno gioverà ricordare tutto questo” la citazione di un’altra famosissima rivoluzionaria del tempo, Eleonora Pimentel de Fonseca, con la quale Giovanna Vecchio ha consegnato le sue conclusioni alla numerosa e attenta platea di Palazzo Pyrrò. La manifestazione, moderata dal giornalista Francesco Pungitore, è stata arricchita dalle opere pittoriche del prof. Felice Rattà e dalle applaudite rappresentazioni degli alunni della scuola primaria di Montepaone Centro.


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