Morte di Mussolini e cui prodest


 Solo sulla morte di Mussolini, il 28 aprile 1945, sono stati scritti centinaia di libri e girati bei film. È maligna battuta pensare a quanti libri e quanti film si gireranno e scriveranno sulla classe politica 1943 – 2017: quasi zero, su quei Carneadi. E invece il duce, segno di contraddizione, suscita ancora ogni indagine storiografica e ogni dibattito.

 Sulla sua morte si sono dette troppe cose perché siano credibili. Lo stesso Audisio, che per decenni è stato considerato ufficiosamente l’uccisore del duce, ha raccontato i fatti in modi abbastanza diversi ogni tanto tempo; e persino i suoi rapporti con il PCI furono poco chiari.

 Inutile domandarsi dunque i particolari dell’assassinio. Più utile cercare una logica negli avvenimenti di quei giorni convulsi.

 La Repubblica Sociale fascista funzionò normalmente, per quanto consentito dallo stato di guerra, fin quasi a marzo del 1945. Mussolini, inatteso, aveva visitato Milano, accolto da una folla di sostenitori.

 Ma “motus in fine velocior”: quando gli Angloamericani sfondarono la Linea Gotica e dilagarono nel Nord, alcune bande di partigiani scesero nelle città, e, per qualche giorno, esercitarono un certo potere. Le truppe tedesche o si ritirarono oltre le Alpi, o si arresero.

 Molto più confusa, la situazione delle diverse organizzazioni armate fasciste. L’esercito regolare, con il suo comandante Graziani, si arrese; altri reparti si dissolsero; avvennero uccisioni. Si fece un tentativo di passaggio dei poteri ai partigiani, con il famoso incontro segreto in arcivescovato, voluto dal cardinale Schuster, ma senza esito. Pavolini, segretario del partito, aveva pensato a un “ridotto della Valtellina” come estrema difesa.

 Qui s’innesta il primo mistero: i gerarchi presero la via di Como; catturati, vennero fucilati a Dongo. C’erano tra loro due personaggi che voglio nominare: di grande interesse per noi, Vito Casalinuovo di S. Vito I., generale della Milizia e ufficiale d’ordinanza di Mussolini; e Nicola Bombacci, già fondatore, nel 1921, del Partito Comunista d’Italia, divenuto poi fascista. La fucilazione dei gerarchi avvenne pubblicamente, documentata da immagini.

 Proprio per questo è un mistero che proprio Mussolini sarebbe stato ucciso così segretamente, senza quella scena che sarebbe stato ovvio attendersi. È come se Robespierre avesse fatto uccidere Luigi XVI nella sua cella di notte, invece che, come fu, con grande scenografia. No, è in contrario di quello che farebbe chiunque volesse trarre profitto da un atto tragico e di effetto spettacolare.

 Se è vero che una piccola banda di partigiani catturò Mussolini, sarebbe stato facilissimo portarlo a Milano vivo, e lì ucciderlo sotto gli occhi del mondo. Così avvenne della salma. La città, di solito civilissima, diede uno degli esempi storici di come sia capace di divenire selvaggia: l’assalto manzoniano ai forni; il linciaggio di Prina nel 1814…

 E allora, chi e perché uccise Mussolini? Ha poca importanza chi sia stato materialmente; mentre  è utile ipotizzare a chi giovasse la sua eliminazione fisica. La risposta è banale: a tutti.

 Qualche anno dopo, Mino Caudana scrisse un corposo libro di fantastoria, “Processo a Mussolini”, immaginando che il duce, rimasto vivo, venga processato tipo Norimberga. Ne assume la difesa Folke Bernadotte, conte svedese della famiglia reale, quello che, inviato dell’ONU in Palestina, sarà subito ucciso da una banda di terroristi ebrei.

 Mussolini e Bernadotte, nel libro, si difendono in modo battagliero, chiamando in causa tutti quelli che, in qualsiasi modo, avevano avuto ottimi rapporti con il duce: Churchill e la Chiesa, tanto per fare solo due casi, ma grossi!

 Un processo vero a Mussolini lo avevano promesso gli Stati Uniti. Ma un processo si fa in due, e l’imputato “a domanda risponde”. I morti, invece…

 Facciamo qualche esempio recente di imputati che sono, guarda un po’ tu, morti prima di aprire bocca: Sindona, Calvi, Honecker bieco tiranno della Germania Est, Ceausescu bieco tiranno della Romania, Saddam bieco tiranno dell’Iraq, Milosevic bieco tiranno della Serbia, Gheddafi già bieco tiranno della Libia… ah, dimenticavo Bokassa già bieco tiranno cannibale di un posto africano; biechi tiranni che però erano stati amiconi delle democrazie occidentali, o comunque avevano i carboni bagnati e qualcosa da rivelare.

 Insomma, il 28 aprile 1945 erano in tantissimi a trovare comoda la morte di Mussolini. Non voglio dire che tutti gli interessati si siano messi esplicitamente d’accordo, ma certo tirarono un grandissimo respiro di sollievo.

Ulderico Nisticò


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