Morti di buonismo?


La povera Pamela non è morta di droga ma di coltellate. Una lunga storia di degrado sociale e familiare; una triste tragedia umana. Ma nessuno aveva spiegato a Pamela che una ragazza non va da sola in un appartamento di sconosciuto, nigeriano, clandestino, spacciatore? O, al contrario, qualche pollo le aveva strombazzato che siamo tutti buoni e non bisogna “emarginare” nessuno?

E lo spacciatore clandestino, che ci faceva in Italia, invece di essere spedito a pedatoni in Nigeria? Ci sono molti colpevoli, nella morte di Pamela: alcuni sono colpevoli giuridici, molti altri sono colpevoli morali e intellettuali.
Un carabiniere uccide due figlie e se stesso, dopo aver attentato alla vita della moglie. Mostrava palesi segni di comportamento abnorme, comunque indegno dell’Arma: ma non solo era stato dichiarato “idoneo”, quanto portava regolarmente la pistola; la pistola con cui ha ucciso.
Oh, tranquilli: la commissione, e i superiori del mascalzone hanno agito, ci scommetto, nel pieno rispetto delle più ridicole leggi garantiste. Secondo lo “Stato di diritto”, non esistono assassini potenziali, ma solo assassini che abbiano ucciso. Secondo il buonismo, un carabiniere strambo può fare il carabiniere, anzi, come dicono i giornalisti, “lavorare”. Cominciamo a correggere il linguaggio: un carabiniere non “lavora”, bensì “presta servizio”, ha un mucchio di doveri prima di qualche diritto. Non ha il diritto di aver commesso una truffa alle assicurazioni, però restare carabiniere per il più irritante dei motivi, la “prescrizione”.

Nessun superiore ha provato a fare qualcosa? E cosa? Beh, un ufficiale autorevole ha molti modi per intimorire un subordinato. Facciamo un giochino di fantasia? L’ufficiale convoca il carabiniere, e gli spiffera: “Amico bello, il comando mi ha chiesto il nominativo di un militare da mandare in Niger. Io ho scelto te. Manca solo la mia firma. Se tua moglie si lamenta di qualsiasi cosa, questa è la penna; e tu domani sei in prima linea. Intanto, molla la pistola!” E mi fermo qui con la fantasia, perché ci sarebbero, volendo, interessanti alternative.

Figuratevi, intanto, alla parola Niger, come se la fa sotto (absit iniuria verbis) un vigliacco che non è capace di sopportare una separazione!

Nigeriani spacciatori e italianissimo carabiniere matto, entrambi a passeggio: gli omicidi da loro commessi hanno gravissime complicità morali; e non basta che vengano, eventualmente e blandamente, punite le colpe individuali.
Attenzione, la soluzione non è la repressione cieca: è l’applicazione delle leggi senza trucchi e senza sofismi. Un carabiniere folle non può fare il carabiniere armato; un clandestino spacciatore va espulso subito: può fare ricorso, ma dalla Nigeria e non in Italia.

Ah, dimenticavo. La ndrangheta calabrese uccide in Slovacchia, dopo aver corrotto un bel po’ di ministri e roba del genere. Spero che la Slovacchia condanni i mafiosi a un mucchio di anni, gettando via la chiave. Ma se dovessero uscire, l’Italia li deve processare per alto tradimento, ovvero per la figura di sterco fatta in Europa. E giù un altro mucchio di anni.

Ulderico Nisticò


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