Anche il calcio fa la sua parte, e ci congratuliamo con il Napoli per lo scudetto. Detto questo, stronchiamo sul nascere l’orgia di barocco entusiasmo a colpi di paroloni accompagnati da invenzioni di glorie e ricchezze che mai furono e mai saranno; mentre s’ignora la storia vera.
Dal XIII al XIX secolo, la storia politica del Meridione s’identificò con la città, tanto che, per non ripetere ogni volta Regnum Siciliae citra Pharum, infinita fonte di equivoci, si cominciò a dire Regno di Napoli. Era un centro importante anche in età magnogreca, e Strabone c’informa che ai tempi di Augusto si conservava il greco solo a Reggio, Taranto, e appunto Napoli; ma qui, sappiamo, un greco misto di un sostrato fenicio. Virgilio studiò e visse a Napoli, dove si vuole sia stato sepolto.
Sede di un δούξ dell’Impero d’Oriente, poi duca indipendente, Napoli entra nel Regno normanno; Federico II v’istituisce l’università; gli Angioini scelgono Napoli perché vicina ai loro alleati la Chiesa e Firenze; i viceré ne fanno una città monumentale con evidenti caratteri spagnoli; i re Borbone ebbero sempre una visione troppo napoletana del mondo. Napoli non fu mai schierata con il re di turno (eccezione, tutta da vedere, per il 1798); diciamo che stava con il Regno, e nel 1946 votò in massa monarchia, come tutto il Sud.
In mezzo a queste vicende, ci fu sempre troppa Napoli nella cronaca del Meridione, il quale, tutto sommato, fece ciascuno da sé: la Sicilia, separandosi politicamente dal 1282 al 1816; e autonomamente si gestirono città periferiche come Salerno, Lecce, Cosenza… Napoli godette di privilegi inspiegabili come l’unica università del Sud fino a quella di Bari nel 1927; Cosenza, ben noto centro culturale, la chiese invano nel XVI secolo.
Fattore determinante delle autonomie furono le gerarchie ecclesiastiche, che, dipendendo da Roma, erano abbastanza indipendenti dalle autorità statali napoletane. La nobiltà vide affievolirsi il suo peso per due ragioni: la debolezza finanziaria rispetto alle spese di magnificenza per risiedere a Napoli; e l’assenza dall’impegno militare. Merita un cenno, e ci vorrebbe altro spazio, il ceto dei giuristi, solidamente fondati sul diritto romano giustinianeo.
Nel 1860, Napoli era, per popolazione, la seconda città d’Europa; un primato pochissimo invidiabile, e causa delle contraddizioni cittadine. La cultura fiorì, negli ultimi decenni del XIX secolo e nei primi del XX, in due lingue: un ottimo italiano, e il napoletano “illustre” del teatro e della canzone di alto stile; nulla a che vedere con certi grugniti oggi di moda e spacciati per identitari. L’economia si resse sul porto, sull’industria e sul turismo.
E ora, calcio incluso, pare che Napoli stia migliorando. Bene, ma il Meridione non c’entra nulla, nemmeno nelle tifoserie; e ognuno tifa per la sua squadra di casa, o per tradizione familiare. Sarebbe ora che trovassimo un qualche modo di unità; quella che io chiamo Regione Ausonia, con Molise Campania Basilicata Puglia Calabria.
Ulderico Nisticò