Beni per un ammontare di circa 25 milioni di euro sono stati confiscati dagli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con l’ausilio di personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, al medico chirurgo Francesco Cellini. La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha emesso il provvedimento su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto procuratore Walter Ignazitto, ha riconosciuto “la pericolosità sociale” del professionista considerato contiguo alla ‘ndrangheta, e quella generica per i reati in materia fiscale e tributaria. Il ruolo di Cellini, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, era, tra l’altro, emerso nell’ambito dell’operazione “Sansone”, condotta dal comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, nel corso della quale il medico, all’epoca responsabile e legale rappresentante della cooperativa Anphora che gestiva la clinica “Nova Salus”, di Villa San Giovanni (RC), era risultato in rapporti con Pasquale Bertuca, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, al quale aveva dato la disponibilità al ricovero, nella sua struttura sanitaria, di mafiosi a lui vicini al fine di consentire loro l’accesso a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria.
Nell’ambito dell’operazione “Meta”, condotta dal Ros dei Carabinieri, erano emersi i rapporti di Cellini con il boss calabro-milanese Giulio Giuseppe Lampada e con il politico Alberto Sarra, con i quali progettava la costruzione, mai avvenut, di una clinica nella frazione di Gallico, all’interno di una proprietà dello stesso Lampada. Diversi i procedimenti penali scaturiti da contestazioni fiscali- tributarie svolte dalla Guardia di Finanza reggina, tra il 2002 e il 2011, nei confronti della cooperativa “Anphora”. Cellini avrebbe fatto un sistematico ricorso a condotte di evasione fiscale accompagnate da falso in bilancio e all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, in violazione della normativa fiscale, tributaria e antiriciclaggio, finalizzate al reimpiego di proventi illecitamente acquisiti. I rapporti fra Cellini e la ‘ndrangheta, secondo l’accusa, sarebbero risalenti già ai primi anni novanta, quando il medico avrebbe effettuato prestazioni sanitarie agli allora latitanti Pasquale e Giovanni Tegano e a Vincenzo Zappia, ferito da colpi d’arma da fuoco durante un agguato.
La confisca riguarda l’intero compendio aziendale (comprensivo delle quote e di 13 immobili) delle società “Anphora Cooperativa Sociale a r.l.” (compresa la nota Clinica “Nova Salus”), “Nuova Anphora s.r.l.” e “Nova Salus s.r.l. in liquidazione” con sede a Villa San Giovanni (RC); 2 fabbricati siti a Villa San Giovanni (RC) e uno sito a Scilla (RC), rapporti bancari, polizze assicurative e disponibilità finanziarie. La misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per quattro anni è stata assunta, spiegano gli inquirenti, in quanto cellini, “attraverso svariate condotte perpetratesi senza soluzione di continuità dal 1988, è risultato aver usufruito dell’appoggio, della protezione, della sovvenzione economica e della sponsorizzazione delle cosche Tegano, Bertuca e Serraino, senza tralasciare relazioni più o meno occulte con appartenenti alla zona grigia, sfruttando le sue conoscenze nella società civile e negli ambienti politici”.
I magistrati gli hanno anche imposto il divieto, esteso ai conviventi, in via anticipata, come previsto dalla normativa antimafia, di ottenere licenze o autorizzazioni, concessioni, erogazioni, abilitazioni, iscrizioni in pubblici registri, nonché in elenchi di fornitori di beni e servizi riguardanti la Pubblica Amministrazione.