‘Ndrangheta, confiscati beni per circa 10 milioni a imprenditore e sua moglie


La Direzione Investigativa Antimafia, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha eseguito un provvedimento di confisca di beni nei confronti di un imprenditore originario di Cittanova (RC) e del proprio coniuge. Entrambi i soggetti furono arrestati nel luglio del 2016 nell’ambito della operazione antimafia denominata “Alchemia” a conclusione delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia, in quanto gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e intestazione fittizia di beni e società.

Le successive e approfondite indagini patrimoniali della DIA avevano condotto, nell’agosto del 2019, su proposta della Procura reggina, al sequestro dei citati beni poiché l’imprenditore e il coniuge sono stati ritenuti dal Tribunale di Reggio Calabria caratterizzati da una pericolosità sociale qualificata in quanto indiziati di appartenenza ad associazione di tipo mafioso.

Nello specifico il soggetto è considerato figura apicale della cosca Raso-Gullace-Albanese, con funzione direttiva e di comando dell’articolazione ‘ndranghetistica in Liguria e in Piemonte, per il mantenimento dei contatti con gli esponenti di spicco di altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta e per la condivisione di interessi imprenditoriali ed il reimpiego di proventi delle attività delittuose. Inoltre, il 18 luglio 2020 il Tribunale di Palmi – in primo grado – lo ha condannato alla pena di 18 anni di reclusione, ritenendolo colpevole del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso.

La confisca ha interessato l’intero capitale sociale ed il patrimonio aziendale di 4 società, nonché 14 fabbricati e 41 terreni siti in provincia di Savona e Reggio Calabria, conti correnti, beni mobili registrati e posizioni finanziarie, per un valore stimato di circa 10 milioni di euro.