‘Ndrangheta – Confiscato il patrimonio dei “Labate” per 33 milioni di euro


Confiscato il patrimonio dei “Labate”. Questa mattina, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Stefano Musolino, stanno eseguendo un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale con il quale è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione della confisca in relazione all’ingente patrimonio, costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, riconducibile a soggetti indiziati di appartenenza alla cosca di ‘ndrangheta “Labate”.

Tra i soggetti interessati dalla misura di prevenzione, Michele Labate 62 anni, ritenuto esponente di vertice dell’omonima cosca unitamente al fratello Pietro, che annovera condanne irrevocabili, tra l’altro, per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. Gli altri interessati dal provvedimento sono i fratelli Giovanni e Pasquale Remo. La misura di prevenzione patrimoniale ha, altresì, interessato il patrimonio immobiliare degli eredi di Antonio Finti, 76 anni, imprenditore reggino deceduto nel 2014. La sua vicinanza ai Labate è stata ricostruita attraverso riscontri alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che indicavano Antonio Finti quale soggetto a disposizione della cosca “Labate” e deputato al reimpiego dei proventi illeciti attraverso acquisizioni immobiliari.

Le investigazioni a carattere economico/patrimoniale delegate dalla DDA reggina al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria/G.I.C.O. e al Nucleo Speciale Polizia Valutaria – V Gruppo, oltre a delineare la pericolosità sociale qualificata in capo a Michele Labate e ai fratelli Pasquale e Giuseppe Remo, avrebbero consentito di qualificare le imprese a loro riconducibili nel genus delle “imprese mafiose” in quanto nate e accresciutesi sfruttando il potere mafioso della cosca “Labate” per sbaragliare la concorrenza, per imporsi sul mercato, per procurarsi clienti, con totale alterazione delle regole della concorrenza, finendo per operare nella zona di competenza in posizione sostanzialmente monopolistica.
Al riguardo sono state ricostruite tutte le transazioni economiche poste in essere da Michele Labate e dai fratelli Remo negli ultimi 30 anni, appurando che gli investimenti dei proposti e dei componenti dei loro nuclei familiari sarebbero stati effettuati con denaro di provenienza delittuosa in quanto derivante da attività imprenditoriale svolta secondo modalità mafiose.

Per quanto riguarda Antonio Finti, sebbene non sia mai stato direttamente coinvolto in procedimenti penali per il delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso o per altri delitti aggravati dal metodo mafioso, l’esistenza del profilo di pericolosità sociale qualificata è stata accertata attraverso i plurimi e puntuali riscontri alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, posti in essere dai Finanzieri che, ricostruendo i flussi finanziari e le vicende economiche dell’intero nucleo familiare del FINTI, sin dal 1972, hanno appurato che gli investimenti immobiliari effettuati nel tempo erano stati del tutto sproporzionati rispetto alle risorse lecite disponibili.

Alla luce di quanto emerso, la Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale con il provvedimento in esecuzione, ha ora disposto:
l’irrogazione della misura personale della Sorveglianza Speciale di P.S. nei confronti di Michele Labate, Pasquale e Giovanni Remo, nonché di Pietro Labate cl. ‘51, soggetto ritenuto al vertice dell’omonima cosca;
l’applicazione della misura di prevenzione della confisca del patrimonio riconducibile a Michele Labate, Pasquale Remo, Giovanni Remo e ai relativi nuclei familiari, oltre che agli eredi di Antonio Finti cl. ’42, per un valore complessivo di circa 33.000.000 euro, costituito dal patrimonio e quote sociali di 5 complessi aziendali, 62 beni immobili (fabbricati e terreni) siti in Reggio Calabria, 3 autoveicoli e rapporti finanziari/assicurativi e disponibilità finanziarie.


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