Necessaria una prospettiva riformista e liberalsocialista


Qualche giornale sostiene che il P.D. si attesta intorno al 14%. Forse è un poco esagerato, ma non lontano dalla realtà.
Finito il Comunismo e sciolto il P.C.I., si doveva dare vita ad un’alternativa socialdemocratica, come esiste negli altri paesi europei. Ma bisognava accettare l’UNITA’ SOCIALISTA proposta da Craxi e mai i post comunisti potevano dare ragione a chi aveva ragione. Meglio prima i Diesse di Occhetto, poi i D.S., fino all’unificazione con la Margherita, voluta e sostenuta da Veltroni e Fassino e capeggiata da Rutelli.
L’importante era non aderire al Partito Socialista Europeo. Veniva preferito un accordo con Di Pietro, che portò alla sconfitta ed al Governo Berlusconi. Poi arrivò Franceschini e poi Bersani, che continuarono, imperterriti, con le sconfitte. E poi ancora con la reggenza di Epifani, fino all’arrivo di Renzi, costretti a formare un governo con Letta e con Forza Italia e poi, con lo stesso Renzi e con una parte di essa: il Nuovo- Centrodestra.

Alle elezioni europee Renzi riuscì a raggiungere il 40%, ma con la scelta di personalizzare il Referendum Costituzionale: “se non vinciamo mi ritiro dalla politica”, lo portò alla cocente sconfitta del 2018, con il 18%, nel mentre Bersani, D’Alema, Epifani e Speranza avevano fatto la scissione, fondando il M.D.P..
Dopo appena un anno di opposizione il P.D. fu protagonista del Governo Conti con i Cinque Stelle, per evitare che il paese fosse consegnato a Salvini.
Nel frattempo Renzi fonda Italia Viva, dopo che Calenda aveva formato Azione.

Oggi ci troviamo col Governo Draghi e con una grave flessione del P.D. al 14% ed il Segretario, che dichiara di “VERGOGNARSI” (sembra incredibile ed incomprensibile).
E’ mai possibile che difronte a tutto questo, la sinistra non è in grado di affrontare una seria ed approfondita riflessione? Si può andare avanti con continue e profonde divisioni e con un partito senza storia senza identità e senza ideali, con il solo Papa che sottolinea i bisogni della gente.
Servirebbe una seria costituente della sinistra italiana con un programma di riforme sociali, civili ed un progetto di riforme della Giustizia e delle Istituzioni Democratiche.
Servirebbe una grande partito riformista e liberalsocialista, rispettoso delle diversità, ma con la capacità di arrivare a sintesi, come avviene in tutti i partiti riformisti europei.
Oggi esiste un’occasione irripetibile che non può concludersi con uno scontro interno del P.D., ma bisognerebbe avere la forza e la volontà di guardare alle socialdemocrazie nel mondo.