Niente progetti, niente soldi; e i 404 comuni calabresi


 Leggo cose buffe da parte di sprovveduti, i quali bussano a soldi, in base a non so quali calcoli folli di miliardi, e ignorando che i fondi europei, o PRR, arrivano SOLO dopo i progetti, e non prima. E progetti seri, fatti come si deve, non la sagra del fungo fritto casualmente affidata a un parente.

 In tutta Italia – e c’è un provvedimento governativo in corso – si avverte una grave carenza di personale amministrativo. E figuratevi in una Calabria frammentata in 404 comuni quasi tutti piccolissimi e spopolati; figuratevi se il sindaco di Fontanaseccadisopra è in grado di pensare, scrivere, tradurre un progetto degno di lettura a Bruxelles e dintorni. Lo stesso, quando non peggio, per il suo ufficio tecnico.

 I comuni calabresi sono 404; prima erano 409, poi si sono accorpati Casali del Mango; e Corigliano e Rossano fanno 85.000 abitanti (il doppio di Cosenza, il triplo di Vibo) e 360 kmq. Degli altri, la massima parte è delle dimensioni anagrafiche di Argusto, Centrache, Gagliato… eccetera; con poche centinaia di cittadini, e sulla carta, perché metà dei pochi vivono stabilmente altrove. Serve una revisione dell’anagrafe, fatta non sulle carte, ma di persona.

 E non ve ne venite fuori con la Magna Grecia: quasi tutti i comuni meridionali risalgono solo al 1807 (Giuseppe Bonaparte) o al 1811 (Murat), e allo scopo di favorire i possidenti sostenitori dei Francesi.

 Torniamo al PRR, per affermare che i progetti non possono essere né pensati né scritti da queste microscopiche entità comunali; e quindi la Calabria rischia, o diciamo perderà anche questa occasione, come ne ha perse a migliaia da quando esiste come Regione, dal 1970. Fonte delle mie affermazioni? La Corte dei conti!

 Urgono provvedimenti che impongano progetti da superare i confini (confini buffi, tipo casa di Petrizzi sulla strada di Gagliato, eccetera); e che può fare solo la Regione, e d’imperio, senza stare a sentire fantasticherie di pronipoti dell’arca di Noè, sbarchi di Ulisse e Italo vegetariano.

 Serve un ente regionale, composto di pochissime e comprovate persone, e che conoscano il territorio presente e la storia passata: quella vera, non le fandonie e vaghe reminiscenze di scuole fatte maluccio! E di persone che si assumano la responsabilità e ci mettano la faccia.

 Ho idee, io? Ma certo: a tale proposito, qualcuno mi scriva una bella raccomandata r. r., con numero di protocollo. Sono stufo di regalare a chi non apprezza, e a chi scambia la cordialità e buona educazione per dabbenaggine.

Ulderico Nisticò