Niger, chi era costui?


Dove va a ficcarsi il latino! Niger è un aggettivo a tre uscite, niger nigra nigrum, riferito a un fiume, ma non a flumen, o sarebbe stato necessario il neutro; forse ad amnis; o forse l’esploratore non aveva molto studiato. Dall’altra parte, c’è la Nigeria, il cui nome ha la stessa origine.

Che ci fa, il latino, nel cuore dell’Africa? Sono, ovviamente, denominazioni di origine coloniale: la Nigeria toccò a Londra, il Sahara Occidentale e Centrale alla Francia, Niger incluso, con scarsi abitanti e risorse minerarie. Qualche burocrate parigino segnò dei confini sulla carta, e quando la Francia concesse, a denti stretti, l’indipendenza, restarono i confini come li vedete a linea retta.

A dire il vero, la Francia mantenne lo zampino in diverse situazioni, o con interessi economici, o, spesso, con interventi militari. Ora chiede, e ottiene, l’aiuto militare italiano.
L’Italia è dal 1982 che manda per il mondo delle spedizioni armate, chiamate nei più fantasiosi modi per aggirare l’art. 11, e anche il 52, visto che non sono per la “difesa della patria”. Nostri soldati, ormai professionali, sono in ogni canto del pianeta: chi si ricorda di Timor Est? Timor Est, la posizione più lontana mai raggiunta da truppe terrestri italiane, anche dai tempi dell’Impero Romano! Sono o sono stati, i nostri, in Afghanistan, Albania, Bosnia, Cossovo, Iraq, Libano, Libia, Lituania, Montenegro, Serbia, Somalia, Tunisia…

Fu per poter mettere mano a tali attività che l’Italia si è dotata, di fatto, di un esercito professionale.
S’intende che tale politica è un fatto positivo, necessario a consentire all’Italia di dire la sua nei grandi problemi internazionali, anche senza l’ingombrante protezione americana.
Molto positivo è che regni un benefico silenzio sulle spedizioni italiane. Io dubito molto che le nostre truppe siano state e stiano con le mani in mano, in quei luoghi così ameni e pacifici. Meno male che non se ne parla, e i nostri vengono lasciati lavorare in pace.

In Niger i nostri, si spera, controlleranno i confini meridionali della Libia, attraverso i quali passano i flussi migratori (chiamiamoli così!). Li controlleranno, come? E come volete che li controllino? Nei modi ovvi con cui si controllano i confini.
Non basta, è ovvio. Serve un serio piano dell’Occidente per aiutare l’Africa, e aiutare gli Africani a restare in Africa, e a restare Africani. Non c’è niente di umanitario nei poveracci che chiedono l’elemosina davanti ai negozi; o nei furboni che oziano dentro i centri di accoglienza; e tanto meno in quelli che spacciano droga o sfruttano donne: lo so bene che lo fanno già tanti italiani, ed è proprio per questo che non vorrei importare mascalzoni in aggiunta o in concorrenza!

Intanto fermiamo i trafficanti, e tutto l’enorme affare dell’accoglienza. Perciò mi sta benissimo la spedizione in Niger. O almeno spero

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *