Non esiste un turismo destagionato in Calabria; ovvero: ma, la propaganda?


 Sentiamo e leggiamo che moltissimi, in tutta Europa, si preoccupano che il covid danneggi il turismo di Natale. La Calabria non corre questo pericolo, giacché in Calabria non esiste alcun turismo di Natale, anzi alcun turismo di nessun genere dopo i bagni d’estate. Anche su quello ho molti dubbi, ma qui parliamo di turismo negli altri mesi dell’anno, e che, ripeto, in Calabria non c’è.

 Per Soverato, idem.

 Intanto le tv ci mostrano la pubblicità degli altri. Ottima, per mesi, quella delle Marche; oggi, fatta bene quella della Val d’Aosta; intelligente quella dell’Umbria: affascinante, la Sicilia…

 Assente del tutto ogni promozione della Calabria. Il patetico corto di Muccino, costato un pacco di soldi, è finito dove meritava: al macero. Per tutto il resto, l’Italia l’Europa il Pianeta sono inondati di un’idea triste e malinconica della Calabria, ridotta quasi solo o a mafia o ad antimafia segue cena. Mafia, ma senza l’epica tragica del Padrino: anche la mafia calabrese è ridotta ad immagini di mariuoli del cemento… A proposito di cemento, che si sa dei [presunti] lestofanti del ponte di Catanzaro? Boh!

 Per farci una pubblicità natalizia è tardi, nel 2021. Ma ci sarebbe tutto il tempo per una campagna di primavera, e per migliorare la nostra stessa tisica estate.

 La Calabria ha molte potenzialità, di solito sconosciute agli stessi Calabresi, soprattutto a quelli muniti di una o più lauree. Abbiamo: quattro millenni di storia vera; miti veri, e mica solo quelli scolastici greci e quelli fasulli tipo sbarco… no, plurisbarchi di Ulisse; borghi castelli chiese; mare laghi colline boschi montagne; appetitosissima rustica gastronomia e alcuni vini di qualità.

 Si può offrire turismo di famiglia, culturale, della terza età (per un anziano norvegese, la nostra giornata più fredda sarebbe da sudare!), religioso, di studio…

 Ma bisogna farlo sapere, e non lo facciamo.

 Ma per farlo sapere, bisogna saperlo: e ripeto, i primi a non sapere un bel niente della Calabria, o ad averne idee approssimative e sbagliate, sono i Calabresi. Vi faccio un solo esempio, ma tristissimo: il centenario di Dante, quindi di Gioacchino da Fiore, caduto finora nel vuoto. Il silenzio dell’UNICAL è squallido: chi insegna lettere, da quelle parti?

 Serve un’azione decisa della Regione anche sul turismo.

Ulderico Nisticò