Nonni e bimbi in festa alla Scuola Primaria dell’Istituto Salesiano di Soverato


Ci sono delle storie che sono in ogni zaino. Sono storie ben più lontane di quelle di quest’anno. Storie dal sapore di nostalgia. Quella che si strofina sulla fetta di pane tostato insieme ai pomodori e l’aglio e l’olio e l’origano. Quella che si sistema nel cestino tra i biscotti all’uovo con i granelli di zucchero sopra. Quella che si morde assieme alla ricotta fresca e ai taralli salati. Quella della merenda di una volta. Storie dal sapore di nostalgia. Quella di due occhi che osservano il filo che si srotola e la trottola che, impazzita, balla sulle mattonelle.

Quella di due mani che inseguono i raggi di una vecchia ruota di una vecchia bici rimasta ormai senza copertone. Quella di due piedi che saltano sull’uno e sul due fino al dieci e poi tornano indietro, tra le caselle disegnate sull’asfalto con il bordo di una pietra liscia. Quella dei denti che fanno capolino tra le pieghe del sorriso, perché un presuntuoso e ostinato carretto di legno ha deciso di vestirsi da Ferrari rossa sgargiante e fa il giro del cortile con i suoi passeggeri pieni di fierezza nel petto, ignorando il malcapitato che a terra, da solo, spinge inesorabile la maestosa corsa.

Quella dei giochi di una volta. Storie dal sapore di nostalgia. Quella delle sfumature del marrone dei banchi che abitano lì da così tanto tempo che non si può contare. Quella dell’inchiostro e il calamaio. Quella del registro scritto a penna. Quella della classe di una volta. Storie dal sapore di nostalgia. Quella dell’abbraccio tra chi ha tutti i capelli bianchi in testa e chi, adesso, in testa ha fiocchi rosa. Tra chi ha sbucciato le ginocchia su quell’asfalto e chi, adesso, ci corre sopra. Tra chi ha riempito la fame con quel pezzo di pane tostato e chi, adesso, lo annusa stranito e cerca il cioccolato.

Tra chi ha investito tutti i propri sogni dentro quel legno dipinto di rosso e chi, adesso, sgrana gli occhi come fosse in una fiaba. Tra chi aggiunge ricordi ai ricordi e chi, adesso, ne ascolta l’odore di eterno. Tra chi è così vecchio da poter volare libero come un bambino e chi, adesso, è così piccolo da poter volare libero come un anziano. Questa storia è stata raccontata durante un giorno di scuola. Uno come tanti. Uno di quelli in cui si festeggiano gli angeli, che sulla terra abitano le scarpe callose dei nonni. Quelli che sostengono e proteggono le vocine che cantano e recitano poesie.

Le manine che salutano e applaudono. I respiri agitati di chi va in scena per la prima volta. Fuori dalla porta rimangono le lancette che battono nervose. Nessuno le ha invitate. Si son fermati tutti nel vuoto dell’incontro e della riflessione, per riempirlo con le loro facce. C’è chi è rimasto figlio di un tempo in cui il sole e il buio dettavano legge e i momenti dedicati al cortile erano un bagaglio prezioso. C’è chi ancora non è figlio di un tempo che corre frettolosamente e nel cortile inciampa e basta. Perché in questo giorno, uno come tanti, e in tutti gli altri giorni, c’è la promessa dell’impegno nel togliere tempo al tempo. Nel soffermarsi sui sorrisi e sulle lacrime. Sui quaderni e sulle penne. Sugli abbracci e sui sorrisi. Sulla famiglia e sul dialogo. Sul ricordo e sul rispetto. Sulla tradizione e sull’innovazione. Perché in questo giorno, uno come tanti, e in tutti gli altri giorni, c’è la speranza e la passione di una scuola appena rinata che vuole crescere grande e forte. Perché in questo giorno, uno come tanti, e in tutti gli altri giorni, si vive così nella Scuola Primaria dell’Istituto Salesiano Sant’Antonio di Padova.

Floriana Ciccaglioni


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