Operazione Jonny, don Scordio al gip: “Mai rapporti con ‘Ndrangheta”


Teso in volto, faccia marmorea: è apparso così don Edoardo Scordio, parroco di Isola Capo Rizzuto, oggi nel Tribunale di Crotone per rispondere, davanti al gip Abigail Mellace, nell’udienza di convalida del fermo emesso nei suoi confronti dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Jonny. Il prete è accusato di associazione mafiosa, malversazione e truffa allo Stato. Don Scordio ha risposto alle domande del gip sostenendo di non aver mai avuto alcun rapporto con la criminalità organizzata. Don Edoardo – che ha parlato per quasi un’ora – ha poi sottolineato di essere estraneo alla gestione del Cara e per questo di non poter rispondere delle contestazioni che gli sono mosse su questa vicenda.

A proposito dei 132 mila euro ricevuti per svolgere “assistenza spirituale agli immigrati” per conto della Misericordia, il prete ha detto che quei soldi sono serviti per effettuare decine di lavori nella parrocchia tra cui anche la sistemazione di otto chiese. Quei soldi, ha detto, erano previsti da una convenzione tra due enti privati, la Misericordia e la parrocchia. I difensori del parroco, avvocati Francesco Verri e Giancarlo Pittelli, hanno riferito di un “contegno molto ossequioso del parroco nei confronti dell’autorità giudiziaria e di rispetto per il lavoro svolto dalla magistratura”. I difensori hanno chiesto che non venga disposta nei confronti di don Edoardo Scordio, la misura cautelare in carcere o che vengano disposti i domiciliari. Le decisioni dei tre gip del Tribunale di Crotone impegnati negli interrogatori di 46 dei 68 fermati nell’ambito dell’operazione Jonny sono attese per la serata di giovedì.


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