Ora parliamo del disastro urbanistico delle Marine


Recenti tristissimi avvenimenti ci hanno posti di fronte all’evidente abbandono delle aree interne e dei boschi, per palesi colpe di Stato, Regione, Province, ASP e Comuni eccetera. Oggi, un poco di pioggia basta a comprovare il dissesto totale delle zone costiere.

Storia. La sola Marina urbanisticamente decente è Isca, costruita sì dopo il sisma del 1947, ma, badate alle date, con visibilissimi concetti di Ippodamo e Piacentini: prima la piazza, in piazza gli edifici pubblici, poi le case, e con strade larghe. Tutte le altre frazioni marine, dopo gli anni 1950, sono nate con questo concetto, tipico della Prima repubblica: “Fate il cavolo che vi pare”.

Un geometra… uno studente del Geometra avrebbe fatto, con lo spazio di Davoli, una città, invece di un mucchio di edifici – oggi vuoti – senza nemmeno uno slargo, e con una strada sola che è anche la 106. E non vi dico a valle della ferrovia! Ma il criterio del “fate come vi gira”, ha dissestato un territorio che, se ben gestito e organizzato, poteva essere una grande area urbana funzionale e produttiva.

Ma l’urbanistica è una filosofia, non una tecnica; è una sublime intuizione, non un disegnino; ed è cosa da politici, non da politicanti. Qui da noi, di urbanistica manco la più pallida idea.

Soverato degli anni 1950-90 è andata alla deriva con un Piano di fabbricazione, versione ipocrita del “Ognuno si faccia i proprio affari”; e con l’esplicito e consapevole rifiuto di un Piano regolatore serio.

Esempio, un’area che andava destinata ad alberghi e ristoranti, la 167, è finita a dormitorio… dormitorio di giorno, senza manco aspettare la notte. E stiamo pagando non solo in soldi, ma in dissesto sociologico ed esistenziale.

I servizi come fogne e scoli… mezzo secolo di rattoppi, e sempre a cose fatte.

L’idea che Soverato è sotto il livello del mare, che tutti i vecchi soveratani conosciamo, non è mai stata spiegata a nessun megaingegnere con otto lauree: ed ecco il sotterraneo del Teatro, inagibile e putrido; ed ecco il defunto Acquario, unico caso della storia in cui i pesci sono morti affogati; ed ecco gli scoli violenti da Soverato Superiore. E sono soldi che paghiamo. Quanto al corso, di cui io ribadisco la finalità pedonale, andava prima lavorato sotto, e poi piastrellato.

Sono in atto recentissimi lavori, iniziati e presentati come risolutivi, ma, ad oggi, completati, dice l’Amministrazione, “al 10%”; aspettiamo l’altro 90?

A proposito, e a scanso di equivoci preelettorali: le colpe sono di tutte le Amministrazioni e di tutti i colori politici o sedicenti tali; e di tutti coloro che le hanno elette; e dal 1960 ad oggi, 13 settembre 2021. E nessuno, oggi, tenti di scaricare le responsabilità su qualcun altro: sono di tutti.

Ulderico Nisticò