Qualcuno, dalle parti della sinistra, si lamenta che l’ungherese Orbán, in visita alla Meloni e a Leone XIV, abbia detto che “l’Europa non conta”.
È come se qualcun altro trovasse strano che io scriva “oggi è martedì”, giacché a questo qualcuno sembra politicamente corretto affermare che è domenica o venerdì. E invece è martedì.
L’Europa (dis)Unita non conta in quanto organismo, Ursula in testa; e non contano niente alcuni europei che ogni tanto tentano di aprire bocca: Francia e Germania, che, se il paradosso non basta, chiamano in aiuto una Gran Bretagna che dall’E.U. è uscita.
Germania, Francia e Gran Bretagna pensano di essere non nel 2025 ma a Vienna 1814-5, dove il famoso Congresso decise, tra un ballo e l’altro, l’avvenire del continente, e, all’epoca, del mondo. Oggi, nel 2025, il mondo se ne impipa di Londra e Berlino e Parigi, e le guerre e le paci si decidono a Washington, Mosca, Pechino.
Qualcuno oggi mi farebbe osservare che le istituzioni europee non funzionano. È anche vero, ma non sono mai le istituzioni a funzionare o meno, sono le menti e gli animi: e, se ci sono, i baffi. E invece non dico solo all’Europa, ma ai suoi abitanti, agli Europei, difettano proprio i baffi.
Intanto, l’Europa (dis)Unita è fatta di Stati più o meno messi assieme, e con un sistema in cui vige la più bieca e indiscutibile dittatura sui tappi di bottiglia e sulla misura delle ricottine, mentre mancano quisquilie come la politica estera e militare!!!
E i governi degli Stati si reggono con gli spilli. Patetica è la situazione interna della Francia; il governo della Spagna è traballante; quello tedesco, non sta meglio. Sta invece solido proprio Orbán, e così dicasi della Meloni con il destracentro.
In queste condizioni, Orbán ha detto esattamente quello che tutti pensiamo, solo che Orbán lo dice, e tanti altri si svagano con la retorica europeista.
A proposito, è lo stesso, anche peggio, per l’Onu.
Ulderico Nisticò