“Oscura Luce Calabra” di Mimmo Loiero: un “instant book” sui generis


La sensazione che genera la lettura del libro “Oscura Luce Calabra” di Mimmo Loiero, il secondo della saga della trilogia “Calabria Ultra”, è quella di trovarsi davanti ad un instant-book, ovvero, prendendo a prestito la definizione dell’enciclopedia Treccani “di un libro scritto e pubblicato in tempi strettissimi, nel quale viene raccontato, interpretato e commentato un noto avvenimento della cronaca recente”.

Nonostante si tratti di un romanzo ambientato al passato, le dinamiche sociali e gli aspetti delle persone sembrano così attuali tanto che da farne appunto un “Instant book” sui generis. Merito senza dubbio dell’intelligenza e dello stile sottile dell’autore che rispetto al precedente “Mistero bizzarro” conferma, senza se e senza ma, quanto abbiamo scritto ovvero “il diritto del Mimmo Loiero scrittore di avere critici di spessore e altri palcoscenici”. Ma Loiero ha anche il diritto di avere dei lettori qualificati, quali noi non siamo ma tentiamo di esserlo, perché trovare il filo rosso che lega i capitoli di “Oscura Luce Calabra” non è semplice ma una volta trovato, non si può sfuggire dal restarne inevitabilmente condizionati anche quando forse pregiudizialmente non si è disposti ad accettare le ipotesi avanzate, come quella di una Calabria che tenta una rivoluzione che anticipa quella della Comune di Parigi.

Una Calabria nell’animo compiutamente Repubblicana la cui gente è vittima di repressioni e rappresaglie. Non fa meraviglia leggere nel capitolo “La battaglia di Filadelfia” dell’8 maggio 1870 il cui incipit “Cristiani scappati! Arrivaru li surdati piemuntisi”, l’efficace descrizione di eventi passati destinati a far riflettere “…nella memoria della città non s’era ancora cancellato il ricordo degli eccidi e dei saccheggi commessi, poco più di venti anni prima, nel ’48, dalle truppe del generale borbonico Nunziante contro i rivoltosi di Francesco Stocco. Allora i filadelfiesi avevano combattuto eroicamente, pagando come prezzo decine di morti e feriti, proprio per ottenere quell’Italia Unita i cui soldati, adesso, da invasori e nemici, arrivavano con la baionetta inastata.

Quelli di Nunziante erano borboni e questi savoiardi. Ma le repressioni, le rappresaglie si assomigliano tutte. I saccheggi, gli stupri e i morti ammazzati, in una città conquistata, non fanno differenza se realizzati al riparo di una bandiera bianca o di una bandiera tricolore…”. Insomma l’opera di Mimmo Loiero è un romanzo, un instant-book e ancora un libro inchiesta. Un libro inchiesta “nel cuore delle lotte sociali del meridione tra i segreti di una massoneria patriottica ma anche rissosa, intrigante e luciferina ed il nascente movimento socialista”.

Fabio Guarna – Soverato News