
Un fiorino autentico
Urge mettere le mani avanti, prima che qualche aquila della cultura vada cianciando che io, con queste righe, imito chicchessia, o Salvini in specie. Conservo l’originale di miei articoli di questo tema, degli anni 1989-91, su “Secolo d’Italia”, “Pagine libere”, “Antibancor”; e avrei certo scritto cose simili anche su “Linea”, se Pino Rauti, dissennatamente eletto segretario dai suoi nemici che poi a piacimento lo deposero, non avesse, come primo provvedimento, chiuso “Linea”. Ora che ci penso, c’è sempre un Rauti che si pensa furbo: come, nel 2020, la cattiva gestione della Lega in Calabria, con speciale riguardo a Soverato; e senza dimenticare la Cultura regionale in mano a Spirlì, di cui non abbiamo alcuna notizia.
Nel 1989, comunque, Matteo Salvini contava 25 anni, ed era ignoto a molti, certo a me. Siccome sono spesso tornato di recente su questo problema, posso pensare che Salvini abbia letto me nel 2020, non che io abbia letto Salvini nel 1989; ammesso che in quel remoto anno egli si sia in qualche modo espresso a tale o altri propositi.
Di che parliamo? Dell’uso dei Buoni Ordinari del Tesoro come moneta. Scrissi allora e ripeto oggi: se lo Stato mi dà, diciamo 1.000 €, ma io devo pagare, che so, 150 di bollo auto; ebbene, lo Stato mi può comodamente dare 850 € di soldi, e 150 di BOT, che io giro per pagare il bollo.
Qualche altro genio ora dirà: ma non è lo stesso? No, e il genio ignora che lo Stato NON possiede la moneta, ma la prende in prestito dalla Banca: nel 1990, d’Italia, oggi non si sa da chi in Europa. Perciò lo Stato, per dare a me 1.000 €, spende in realtà 1.000 più interessi, diciamo 1.050. Moltiplicate 1.050 per milioni di stipendi e pensioni, esce una cifra enorme; se moltiplichiamo invece 850 (in verità, € 892), esce una cifra molto meno enorme; mentre i 150 in BOT allo Stato costano solo la spesa di stampa. Vi convincete, con un’operazione di quelle quattro che ai miei tempi s’insegnavano alle elementari invece di antirazzismo ed ecologia spicciola come fanno oggi?
Così si combatte l’usura legalizzata: e il camerata poeta Ezra Pound dall’Aldilà degli eroi ne sarà felice.
Riassumendo, i BOT si possono usare come moneta; con qualche accorgimento, possono anche circolare, e mi compro le scarpe; e il negoziante compra il pane…
Domanda: l’Europa disUnita sarà d’accordo? Certo che non lo sarà, se l’euro perde un bel po’ di guadagni. Ma nemmeno la peggiore Merkel, nemmeno la più sanguinaria e lacrimosa Fornero, o Monti o Prodi hanno potere di impedire a uno Stato di emettere BOT e farne l’uso che meglio crede. Se volete essere burocratici, e gabbare Ursula, chiamiamoli BOT. Con migliore fantasia, e secondo le preferenze regionali e storiche: augustales, bisanti, carlini, denarii, ducati, fiorini, marenghi, palanche, paoli, sesterzi, talenti, tarì, tornesi, zecchini… lire no, o a Bruxelles s’arrabbiano.
Un corollario. La Merkel ha detto al sorridente e speranzoso Conte che i soldi dell’Europa arriveranno, FORSE, nel 2021. Ebbene, l’Italia paghi la sua rata nel 2021, meglio se 22: magari dovranno tagliare gli stipendi a Ursula, Lagarde e a quegli inutili e costosi che stanno nel parlamento europeo. Volete vedere che imparano? Per ora, dedico all’Europa questo proverbio calabrese:
“u gurdu non crid’o dijiunu”.
Se Salvini e Invernizzi hanno difficoltà a tradurre, si facciano aiutare dal loro amico calabrese, così si rende utile.
Ulderico Nisticò