Partiti genuini e partiti inventati


 Premessa generale. La carta del 1948 è stata scritta – o, in massima parte, votata e basta – da persone elette in liste di partiti; e ne risultò, come non poteva non essere, partitocratica. I partiti, mai nominati prima del remoto art. 49 e sotto pudica forma di concessione, ebbero invece da subito il potere a tutti i livelli, secondo bilancini che, dai regolamenti interni di uno di loro, sono noti come Cencelli.

 D’accordo, ma almeno esistevano, i partiti. E qui i giovani mi credano sulla parola; i vecchi, frughino nella memoria. I partiti, almeno fino agli anni 1970, erano una fede, un punto di riferimento, un sentirsi comunità. Ognuno parla per sé: io ho conosciuto sul campo dei camerati missini di paese e con la terza elementare, che avrebbero votato fiamma con una pistola alla tempia; più ballerini, alcuni borghesi in cerca di favori, e che s’inventavano palesemente fasulle gesta eroiche.

 Ma ho parlato con dei comunisti da scuola di partito, che conoscevano Marx non per sentito dire; e lo esponevano in ottimo italiano anche se di modestissima estrazione e scuola. E anche alcuni liberali conoscevano Croce; e persino qualche rarissimo democristiano c’era che aveva contezza della Dottrina Sociale della Chiesa.

 Tutto questo finì quando iscriversi a un partito fu un passaporto per il posto e il piano regolatore eccetera. Con quale cuore vi devo raccontare di persone iscritte ai socialisti per campare, e che di nascosto mi davano qualche migliaio di lire per la sezione del MSI?

 Ovvio che, così degenerati, i partiti della Prima repubblica si sciolsero come un gelato sull’asfalto, alla prima crisi.

 E vi faccio un esempio. Nel 1994, il MSI-DN, non per merito suo ma per demerito altrui, prese 5.500.000 voti. Colti da un raptus di furbata (ecco i danni del Machiavelli spiegato da prof alla buona!), i missini e Fini fecero un pateracchio chiamato Alleanza Nazionale, entusiasticamente rinnegando tutto quello che si poteva rinnegare, trasferendo Mussolini da mito a “male assoluto”; fondendosi con Berlusconi e venendone “cacciati”; infine sparendo nei buchi neri della storia. Neri in senso astronomico, perché, a coloro, di nero non era rimasto un bel niente.

 Tutto questo per far capire come sia possibile che oggi il partito di maggioranza relativa, e che conta ancora centinaia di deputati e senatori, dico i 5 stelle, venga dato a percentuali minime; e passi per Grillo, ma anche un compassato signore come Conte sia alle liti delle lavandaie. E si farà da sé un partito, pare, prendendo alcuni voti, per poi sparire nel nulla anche lui.

 Stessa sorte rischia la Lega, se continua con l’amerikanata del “tendere al centro”; che poi non è manco un’americanata, se è vero che raramente si videro dei faziosi come sono i repubblicani e i democratici USA; USA, dove quelli del “centro” di solito non votano.

 Il PD è ridotto ad inseguire ideologismi assolutamente maggioritari nei salotti bbbbbene e assolutamente assenti dal popolo, tipo inginocchiamenti e ius soli; e sostenitore accanito dei banchieri di Bruxelles e del capitalismo monetaristico.

 Insomma, sono tutti ex partiti; e l’elettore – sempre più raro – li tratta come i supermercati: se quello X vende a meno e meglio, ci vado; se no, vado da Y, e senza il minimo scrupolo; anzi, come e-commerce, con un clic. Se io domani, per un colpo di sole, votassi Rifondazione Comunista (se c’è), e un Larussa o uno Storace mi rinfacciassero il voltafaccia, io me li mangerei vivi, ricordando quanto hanno, per iscritto, rinnegato a Fiuggi, prima di pentirsi di essersi pentiti.

 Sono liste, non partiti, non movimenti, non idee, non ideali; e tanto meno filosofie e fedi. Non sono luoghi dove si elaborano analisi e proposte, ma botteghe che inseguono i sondaggi e le interviste lampo in tv; che oggi vincono e domani perdono e dopodomani pareggiano.

 È anche per questo che l’Italia è allo sbando. Sulla Calabria politica, stendo un velo pietoso di pietra tombale.

Ulderico Nisticò