Per una storia del cinema in Calabria (Ultima parte)


cinema-2Abbiamo guardato attraverso gli schermi cercando di cogliere connessioni segrete e abbiamo cercato di tradurre le immagini in parole.

L’ultimo decennio vede la riconferma di registi già attivi nel passato e la comparsa di una generazione di giovani registi alcuni dei quali affluiscono nel flusso tematico ormai ingrossato e consolidato, a parte qualche eccezione.

Tra i primi ricordiamo Mimmo Calopresti con il film L’ABBUFFATA del 2007. Maurizio Paparazzo con il film MY LAND  del 2009.  LE QUATTRO VOLTE  2010 di Michelangelo Frammartino. L’UOMO GALLO del 2010 di Dario D’Ambrosi. IL VOLO 2010 di W. WENDERS. QUALUNQUEMENTE  2010  di Giulio Manfredonia. LA CANZONE D’ASPROMONTE 2011 di Giovanni Scarfò. L’ULTIMO RE 2011 di Aurelio Grimaldi. LA MOGLIE DEL SARTO 2012 di  Massimo Scaglione. MELINA CON RABBIA E CON SAPERE 2012 di Demetrio Casile. IL GIUDICE MESCHINO 2013 di Carlo Carlei. DANCE FOR LIFE 2015 (uscita) di Francesco Mazza. LA TERRA DEI SANTI 2015 del lametino Fernando Muraca.

Tra le “new entry” AGOSTO 2009 di Gianluca Gargano. 18 ANNI DOPO del 2009 di Edoardo Leo e Marco Bonini. VORREI  VEDERTI  BALLARE  2010 di Nicola Deorsola. ANNA, TERESA E LE ALTRE RESISTENTI 2010 di Matteo Scarfò.  CALIBRO 10  IL DECALOGO DEL CRIMINE  del 2010 di Massimo Ivan Falsetta. LIQUIRIZIA LE TUE RADICI  2011 di Renato Pagliuso. TIENIMI STRETTO 2011 di Luca Fortino. CORPO CELESTE 2011 della toscana Alice Rohrwacher. L’EREMITA 2011 di Al Festa. LA VOCE  2012  di Augusto Zucchi. ASPROMONTE 2012 di Hedy Krissane. FIABESCHI TORNA A CASA del 2012 del cosentino Max Mazzotta. IL SUD E’ NIENTE 2013 del reggino Fabio Mollo. ANIME NERE 2014 del romano Francesco Munzi. ONDE ROAD 2015 di Massimo Ivan Falsetta.

Tiriamo pertanto le somme attraverso alcune considerazioni generali.

Innanzitutto va detto che comunque pur nella sua disorganica frammentarietà e le singole professionalità il cinema calabrese riflette e rispecchia le contraddizioni, i ritardi, la schizofrenia della nostra regione, cioè della nostra realtà. Restituisce nel paesaggio, nei volti, nei colori una identità precisa e delinea un paesaggio inconfondibile. Suscita sentimenti ed emozioni contrastanti che sono di rabbia, di fascinazione, di commozione ma anche di spietatezza di certi episodi. Non ci sono le fantasmagorie felliniane, l’aristocratica eleganza di un Visconti, le inquietudini esistenziali di un Bergam o di un Antonioni.

Inoltre la Calabria si scopre essere territorio versatile. I temi trattati sono molteplici e abbracciano l’intero arco dei generi cinematografici: dal biografico all’antropologico, dal religioso all’esoterico, dal drammatico al grottesco, dal melodrammatico al politico, dal tema della migrazione a quello della commedia giovanile, ecc. Ed è sempre doveroso fare un distinguo tra “cinema calabrese” e “cinema ambientato in Calabria”.

Di fronte a tutto questo materiale così eterogeneo mi sono fatto personalmente un’idea anche per cercare di seguire un filo logico. Vedo nella cinematografia calabrese una miscela di tre tendenze: 1. da una parte, una specie di paradossale “agenzia promozionale” della criminalità organizzata (a partire da Il Brigante Musolino) che può essere il film “archetipo” nell’esaltazione del mito che verrà successivamente e più volte ripreso. 2. dall’altra, vedo un tentativo altrettanto generoso di cinema autoriale a partire da Il Vangelo secondo Matteo. 3. Infine, la tendenza al compromesso, alla sintesi tra primo e secondo aspetto (antesignano: Una rete piena si sabbia).

E’ innegabile però che abbiamo assistito “nel corso del tempo” a una progressiva evoluzione/mutazione dell’idea di Cinema. Dopo una partenza affidata a occasionali produzioni, si è passati a una crescita graduale di consapevolezza e di attenzione dell’interesse pubblico verso la cinematografia calabrese: a una prima fase opportunistica e commerciale ne è seguita una seconda, accademico-professionale, con l’istituzione del DAMS a Cosenza, della CINETECA a Catanzaro, della FILM COMMISSION regionale e con le produzioni della FICTION TELEVISIVA Rai e Mediaset. Infine, si delinea all’orizzonte una terza fase proiettata verso la costituzione di un’ “industria dell’audiovisivo” e “di un sistema cinema” attraverso l’intervento pubblico.

Sta di fatto che grazie a questa multiforme produzione cinematografica di circa 140 film di finzione è stata creata l’Immagine (e l’Immaginario) della nostra Regione intesa come la risultante di “un insieme di credenze, idee, informazioni più o meno mediate che il pubblico ha su un luogo”.

Che non sempre l’immagine che viene veicolata attraverso il film sia positiva nel senso che quest’ultimo può enfatizzare aspetti reali in grado di produrre conseguenze dannose in termini di percezione del territorio (ad esempio, un film di ‘ndrangheta, come sostiene Augusto D’Amico), è un altro interessante argomento di dibattito e di confronto tra i registi calabresi.

Tra gli interpreti: Alida Valli, Silvana Mangano, Isa Miranda, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman, Ave Ninchi, Arnoldo Foà, Massimo Girotti, Raf Vallone, Marina Berti, Clara Calamai, Liana Orfei, Vincenzo Musolino, Barbara De Rossi, Pino Michienzi, Antonella Ponziani, Gian Maria Volonté, Diego Abatantuono, Thérèse Liotard, Leopoldo Trieste, Riccardo Cucciolla, Enzo Carnevale, Lello Arena, Pamela Villoresi, Enrico Lo Verso, Silvio Orlando, Massimo Wertmuller, Gianfranco Jannuzzo, Maurizio Donadoni, Renato Carpentieri, Franco Nero, Vittoria Belvedere, Lorenzo Crespi, Vanessa Gravina, Eros Pagni, Giada Desideri, Tiziana Lodato, Antonio Albanese, Gérard Depardieu…

Alle sceneggiature hanno collaborato: Steno (Stefano Vanzina), Mario Monicelli, Giuseppe Gironda, Carlo Musso, Ivo Perilli, Vincenzo Talarico, Corrado Alvaro, Sergio Amidei, Mario Serandra, Susi Cecco D’Amico, Franco Brusati, Ennio de Concini, Giorgio Capitani, Aldo de Benedetti, Renato Castellani, Ugo Pirro…

Maurizio Paparazzo

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