Perché la gente non va a votare


 L’ideologia dei Romani, esplicita in Virgilio, era che l’Italia fosse la terra della politica, comunque espressa. Passano i secoli, ed ecco la Divina Commedia poema politico nel senso più alto: leggete il XVI del Purgatorio, canto centrale, 34+16=50.

 Si affievolì la passione proprio nel XIX secolo, con masse analfabete. Quando si diceva partito liberale, s’intendeva un’opinione; e il primo partito istituito, quello socialista, nel 1919 contava in tutto 80.000 iscritti. La politicizzazione di massa, obbligatoria ma di massa, avviene durante il Ventennio, quando la gente trascorreva il sabato nel Fascio. Ci fu anche una specie di guerra civile tra il 1943 e il 45. E tutti quelli della mia età ricordano che gli anni 1950-70 erano pervasi di passione politica; e al compagno di scuola nuovo non si chiedeva per quali squadra tifasse, ma di che partito era. Furibonde erano le elezioni comunali, e le vecchiette si facevano portare in barella, pur di votare.

 Ci fu un’ultima ventata di politica vera nel mitico Sessantotto; che oggi tutti dicono di aver fatto, ma vi testimonio che eravamo già pochi. Dagli anni 1990, i partiti del dopoguerra sparirono per cachessia interna, e l’ultimo colpo glielo diede la magistratura.

 Da allora fu un pullulare di sigle nate e morte o riciclate; e vi faccio due esempi curiosi: un Movimento 5 stelle che mieté voti a covoni, e oggi in Liguria è precipitato al 4 e spiccioli %; e la costatazione di cronaca che il gruppo da più tempo e tuttora rappresentato in parlamento è la Lega! Lo stesso partito stravincente, Fratelli d’Italia, pochi anni fa nemmeno esisteva.

 E sono tutti partiti nominali, e quasi solo sigle elettorali; e non esistono nei paesi sedi nel senso di stanze, e nemmeno punti personali di riferimento: se uno si vuole iscrivere, dovrebbe telefonare direttamente alla direzione nazionale… ammesso trovi qualcuno.

 E, ora che ci penso, io, che dal 1994 non ho tessera, e che fino al 1994 mi sono affannato in ogni campagna elettorale per il MSI-DN, in questi trent’anni ho votato di tutto (a Soverato, anche per i tovarisch Calabretta e Pittelli), ma non tento di convincere altri a fare cose di cui sono scarsamente convinto anch’io.

 Corollario. Come non va a votare, così la gente raramente s’interessa di politica; e questa resiste sui social, dove qualcuno insiste a scrivere, sebbene non letto da nessuno. Ma provate in piazza a tenere non dico un comizio (alle ultime elezioni, non c’era manco il palco!), dico una chiacchierata di politica.

 E non va bene.

Ulderico Nisticò