Perché la sinistra perde?


 Da un punto di vista elettoralistico, quando un candidato perde, dovrebbe ripassare questo aureo detto di Senofonte (V secolo aC): “Se gli uomini ritengono che si troveranno bene obbedendo a un governo, obbediscono; se ritengono che obbedendo si troveranno male, non possono essere né costretti né ingannati”. Vale per qualsiasi governo e partito, e, in questo momento, per la sinistra. Come mai la sinistra perde?

 Intanto, perché non è una sinistra, sono molte e proteiformi sinistre. Da quando esiste, cioè almeno dal XVIII secolo, la sinistra è frantumata in correnti e sigle, come del resto è inevitabile in un ambiente ad alto contenuto ideologico. NOTA IMPORTANTE: Ideologia vuol dire solo ideologia, mica verità! L’ideologia è uno schema mentale teorico, destinato a scontrarsi con la realtà, che si rivela diversa. Dapprima l’ideologia si difende ritenendo sbagliata la realtà, poi una simile opinione si palesa illogica, e l’ideologia rinuncia a interpretare la realtà, anzi se ne inventa una che non c’è. E siccome i più vivono nel mondo reale, l’ideologia non convince nessuno.

 Attenti qui. Se uno va al cinema o vede la tv, o consulta un libro di testo di scuola, o ascolta Sanremo, crede davvero di vivere in un mondo ideologizzato di sinistra; e giù applausi e commozione di massa. Ma gli stessi medesimi commossi e plaudenti, quando vanno a votare fanno tutt’altro ragionamento della canzonetta e del romanzo e del film per depressi, e del tema in classe già portato da casa; e votano per quello che ritengono il sindaco o il governo da preferire. E se poi cambiano idea e votano contro, non è per effetto dell’ideologia, ma dei fatti concreti. Le parole, si sa, piacciono o turbano: però, plumas y palabras, el viento las lleva.

 Insomma, è il fallimento del gramscismo: la sinistra ha conquistato la società… ma straperde le elezioni.

 Le attuali sinistre dovrebbero perciò chiudersi in un convento, e discutere tra loro, però tra loro e senza giornalisti, senza imbrattatori di monumenti e fanatici vari che se gli dai un microfono poi per riaverlo gli devi tagliare la mano; e dirsi a brutto muso la purissima e nuda verità. E quella del 2023, non di storia di ottant’anni fa: storia che, del resto, le sinistre e i canzonettari dimostrano con evidenza di non conoscere. Attenti, non dico che la giudicano in modo errato: dico letteralmente che non la conoscono.

 Se posso suggerire un argomento da sviscerare, è, come insegna Marx, la nettissima differenza tra proletariato e sottoproletariato. Studiate Marx, marxisti della domenica. Così scoprite che ci sono sottoproletari poveri (e perciò nemici dei proletari!) e tanti, tantissimi sottoproletari ricchi e con una o più lauree, e ben vestiti.

 Ora qualcuno potrebbe incuriosirsi: “Ma a te, U. N., che te ne importa?” E invece un pochino m’importa, perché nel mondo liberalcapitalistico c’è un certo bisogno di sinistra; una sinistra vera e ragionevole, capace di analizzare l’economia e le dinamiche di classe, e difendere alcuni legittimi interessi.

 Tutto qui: e che le promesse di felicità garantita e obbligatoria, e i capricci promossi a diritti, le lasci ai matti e ai poeti.

Ulderico Nisticò