Poi vidimu, e le elezioni regionali


 Se voi ponete a un calabromedio un problema qualsiasi di carattere pratico, la risposta sarà invariabilmente “Poi vidimu”, esaltazione e attuazione dell’arte del rinvio, in cui la Calabria eccelle. Per i non calabresi, “Ne parliamo in seguito”, con il sottinteso che, con un poco di fortuna, magari il problema si risolverà da solo, e senza fatica. Non succede mai, però il calabromedio si illude, e dorme sereno.

 Il concetto viene spesso accompagnato da altri profondi pensieri del tipo: “Jendu videndu”; e dall’ottimistico “E chi ci vo?”.

 Ed ecco che si stanno organizzando per rinviare le elezioni regionali. Si stanno, chi? Voi pensate la destra sì e la sinistra no, oppure la sinistra sì e la destra no? Altrove, ragazzi, altrove esistono sinistra e destra: qui siamo in Calabria, e ci vogliamo concordemente bene, vedi vitalizi; quindi anche il rinvio lo decidiamo tutti assieme.

 La verità, per altro banalissima ed evidentissima, è che tutti i partiti (s’intende, dirigenti senza iscritti, autodirigenti!) annaspano nel buio più pesto. Forza Italia, cui tocca la palla, che fa? Per dirla con Dante, Inf. VI, piaggia, cioè fa finta di non esserci e aspetta; Fratelli, tra un guaio e l’altro, non parla e spera; la Lega, sotto l’illuminata guida di Invernizzi e soci, è ridotta al lumicino.

 Il PD si vuole alleare con un dieci o dodici liste di nulla, ma in cui tutti vorrebbero almeno un sardinossessore. Cerca, il PD, o il solito nome che, secondo gli intellettuali, dovrebbe impressionare la plebe: tipo Callipo, per capirci. Oppure un politicante in servizio, ma il risultato non migliora, e Irto vale Viscomi.

 Tansi, se non continua a collezionare figuracce di giravolte, aspira a un consigliere, cioè Tansi.

 Girano i nomi più incredibili: Sgarbi, De Magistris… la d’Urso spero fosse una battuta, ma temo di no, lo dicevano sul serio.

 E non basta. Se mi capita di chiacchierare con persone che pure sono normodotate, mi invitano a non preoccuparmi di sciocchezze come le elezioni, e a leggere con passione le profezie apocalittiche del monaco di Patagonia, assieme a profonde riflessioni sulla imminente rivoluzione popolare e mondiale, di cui solo loro vedono i prodromi. Insomma, anche i maghi e gli improvvisati politologi sono una buona scusa per il rinvio.

 Rinvio, a quando? Corre la voce del 28 marzo, perché il 14 febbraio c’è il covid. Sarei curioso di sapere quale altra profezia assicuri che in un mese e mezzo il terrificante covid diventerà una pecorella o un pulcino. A marzo, vedrete, troveranno qualche vecchietto di 95 anni morto per immaginabile causa anagrafica, e giù zona rossa, e un altro bel rinvio.  

 E Pasqua, l’estate…

 Insomma, “Poi vidimu”. Poi… E siccome la storia, e anche la cronaca, si divertono alle spalle dei finti seri, pare che il rinvio sarà inserito… nel DECRETO MILLEPROROGHE! Mille, e una.

 A proposito, avete notizie di Longo? Io, no.

Ulderico Nisticò