Ponti e strade che cadono e ponti che non cadono


 Il ponte sull’Allaro è uno dei miei ricordi stradali più vivi: un anno cadeva, un anno era aperto a metà, un anno cadeva bis, finalmente l’avevano rifatto; un poco di pioggia, e ricadde giù. Centinaia di ponti degli anni 1930 è dal 1930 che sopportano diluvi, piogge, neve e vento, ma, biechi nostalgici, e coerenti con la loro origine storica e ideologica, “se ne fregano” ridendo; e appena, e anche raramente, si scrosta l’intonaco. Fate voi il paragone!

 La strada di Girifalco pareva tanto carina, le molte volte che l’ho percorsa. Cadde… beh, parole esagerate, sia “cadde” sia “strada”: era uno sputo di asfalto sopra la sabbia; non era una strada, essendo priva di fondo. Lo stesso per tante altre che in tv abbiamo visto crollate.

 Sono, detto in generale, lavori fatti male secondo le regole dell’arte; e, ovviamente, tangentati in ogni passaggio. Ci sono molti modi per piluccare tangenti: da denaro contante alla figlia che è di maturità e il presidente di commissione è fratello della ditta!

 Dove voglio arrivare? Che quando si fa un lavoro, viene appeso un cartello con tanti nomi… non sempre, vedi Soverato, ma abbiamo fede. Uno di questi nomi è quello del direttore dei lavori, il quale ha il preciso incarico di controllare se tutto proceda, appunto, secondo l’arte: progetto, scavi, cemento, ferro, operai… tutto.

 È fin troppo evidente che molti direttori dei lavori non dirigono niente, o chiudono due occhi e due orecchie. Ebbene, se qui sta il marcio, qui bisogna intervenire. Come? Con la responsabilità personale, cioè penale e in solido: in solido vuol dire di tasca propria.

 Se cade, putacaso, il ponte sull’Allaro che è di due anni fa, va immediatamente svolta un’inchiesta su tutti quelli che vi hanno messo mano, soprattutto il direttore; e devono pagare, personalmente pagare. Se non hanno soldi, lavorino come operai fino alla soddisfazione del debito. Mi farei crasse risate!

 Immediatamente! Se no, rischiamo, anzi siamo quasi certi dell’effetto Vajont: tutti gli imputati morti, e, come m’insegnano gli amici avvocati, “mors solvit omnia”, cioè i morti sono morti, e addio. E no, troppo comodo: becchiamoli ancora vivi, signori giudici.

 Già, esiste anche una magistratura: che ne dite?

Ulderico Nisticò


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