Operazione dei carabinieri della Compagnia di Tropea, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal procuratore Nicola Gratteri, per l’esecuzione di un decreto di fermo a carico di due persone accusate in concorso tra di loro di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura.
Si tratta del boss dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera, Antonio Mancuso, 81 anni e di un suo presunto sodale. Nell’inchiesta sono coinvolte anche altre cinque persone che, al momento, sono indagate.
Avrebbero preso di mira un imprenditore di Nicotera (Vv), attivo nel settore dell’arredamento, intromettendosi nel debito che quest’ultimo aveva con una terza persona. Facendosi forti del nome di Antonio Mancuso, boss dell’omonimo clan della ‘ndrangheta (già condannato per associazione mafiosa), 81 anni, fra gli arrestati dell’operazione odierna, in sei sono accusati di aver cercato di estorcere ingenti somme di denaro all’imprenditore arrivando a prestare allo stesso anche soldi ad usura per pagare il boss, intenzionato a rilevare tutte le attività commerciali della vittima.
L’altro arrestato – su provvedimento di fermo della Dda di Catanzaro – è Alfonso Cicerone, 45 anni, di Nicotera, nipote di Antonio Mancuso. Cinque, invece, gli indagati a piede libero, tutti di Nicotera e legati a Mancuso e Cicerone. I reati sono aggravati dalle modalità mafiose e coprono un arco temporale che va dal gennaio 2018 sino al 5 luglio scorso.
L’inchiesta, coordinata dal Sostituto Procuratore Antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai Carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di Nicotera, trae origine da un’attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti. L’incubo dell’imprenditore nasce esattamente otto anni fa. Maggio 2011: l’uomo acquista un immobile composto da due piani fuori terra a Nicotera per la cifra di 400mila euro. Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi.
Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicino ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito.
Le richieste si fanno sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non viene comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.