Povero Stalin!


 Diceva Carlo Marx (sì, proprio lui, oggi ignoto) che la storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. La farsa è quando le federazioni PD di Cosenza e Crotone, composte almeno al 60% di ex comunisti, accusano Zingaretti non del solito “fascismo”, ma, letteralmente, di STALINISMO.

 La tragedia fu il possente e feroce dittatore Giuseppe Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin, che vuol dire Acciaio, che impose il comunismo puro in Unione Sovietica, represse ogni dissenso interno con purghe e Siberia e fucilazioni; ed esterno (fece uccidere un bel po’ di anarchici e comunisti indisciplinati durante la guerra di Spagna; e mandò ad assassinare in Messico l’ormai inoffensivo Trotskij; e anche su Togliatti avrei qualche dubbio… ); e vinse l’immane potenza germanica; estese il dominio ai Paesi Satelliti e fin all’Elba. Queste cose ne fanno un personaggio tragico, grandioso, crudele, titanico. La sua morte, come è stata raccontata, ricorda quella, secondo Tacito, di Tiberio, di fronte al quale tremavano finché non morì davvero.

 Zingaretti non vale manco un pelo di Tiberio, e figuratevi dei baffi di Stalin; e tutto può essere, anche centravanti della Nazionale, tranne che un tragico tiranno! E in caso di invasione non ad opera del III Reich ma anche di S. Marino, si arrenderebbe subito senza condizioni, tra gli applausi deliranti delle sardine.

 È che ormai le parole non hanno più significato, e ognuno se le gira come vuole; o piuttosto, come sa. Io sono certo che almeno l’80% dei Pdini non sa chi sia stato Stalin; e temo che anche per i fascisti, Benito sia solo il nonno di Alessandra Mussolini. Verrà il giorno in cui gli intitoleranno una piazza, e allora sarà davvero finita.

 Ed è quasi inevitabile: Mussolini morì nel 1945, Stalin otto anni dopo; e quasi tutti i viventi del quasi 2020 non erano manco nati o giù di lì; e, sempre secondo Tacito, erano come quelli che, ai tempi dell’ormai vecchio Augusto, non si potevano più ricordare della repubblica finita sessant’anni prima… se non per averla studiata a scuola; ma le cose studiate a scuola sono come Berengario I re d’Italia e imperatore, per aver notizie del quale bisogna essere proprio secchioni!

 A parte che a scuola la storia o si studia a saltafosso, o, peggio, finisce in mano ad ottimi professori di filosofia, i quali spiegano il significato ma non i fatti. E non scordiamo quelli che iniziano la storia del pianeta con l’8 settembre 1943.

 Dilaga dunque l’ignoranza scolarizzata e laureata. Ed ecco da dove spuntano i comunisti che mai lessero Mark; e il cattocomunismo che pensa a Marx come a un benefattore dei poveri: e divertenti ossimori come liberalsocialismo… e l’uso a palate della parola democrazia, praticamente ridotta a parresia, cioè che ti possono fare quello che vogliono, e tasse a diluvi, però ti lasciano parlare.

 È da questa Babele linguistica che promana la Babele politica. In Calabria, poi…

Ulderico Nisticò