Nella mattinata di mercoledì 7 dicembre, l’architetto Antonio R. Riverso (già alunno del liceo di Chiaravalle Centrale) ha presentato il suo libro “Caino senza fissa dimora” (Esegesi del ritorno) alle classi del triennio dell’I.I.S. “Enzo Ferrari”, presso l’aula Magna della sede centrale dell’Istituto. “Ho preferito che il mio libro venisse presentato nella mia scuola”: queste le sue parole dopo un fugace racconto nostalgico dei tempi in cui frequentava il liceo, quando ancora la scuola era agli albori e contava soltanto due stanze in quello che era un mobilificio.
La coordinatrice del Dipartimento Linguistico e storico-sociale, la prof.ssa Rosanna Magisano, ha curato la realizzazione dell’incontro, che è stato presieduto dal Dirigente Fabio Guarna, cui sono andati i ringraziamenti dello stesso architetto Riverso per la disponibilità e per l’accoglienza. Il professore Giuseppe Sia, tra i partecipanti ed i promotori dell’iniziativa (insieme al Dirigente e alla sopracitata prof.ssa), ha presentato per primo l’autore agli studenti: un suo compaesano (entrambi sono originari di Satriano) che ha cominciato l’attività professionale di architetto a New York nel 1972, per poi rientrare in Italia e, un paio di anni dopo, iniziare la frenetica attività professionale di Nuove Architetture e Nuova Urbanistica con studio tecnico a Soverato.
Un curriculum di tutto rispetto che ha annoverato, nel tempo, cariche quali: consigliere dell’Ordine degli Architetti di Catanzaro, Presidente della Federazione Regionale degli Architetti della Calabria, consigliere dell’UMAR (Union Mediterranèe des Architectes), capo delegazione degli Architetti italiani nell’Architects Council of Europe (Bruxelles 2005-2008), vice Presidente dell’UIA (Consiglio Mondiale degli Architetti – Parigi/2011) e, dal 2014, Professore dell’International Academy of Architecture.
“Caino senza fissa dimora” è un libro denso di cultura: oltre all’aspetto mitico/biblico presenta infatti un taglio urbanistico, approfondisce l’aspetto etnologico, antropologico, artistico e culinario. Filo conduttore è quello della fondazione urbanistica delle varie città nel mondo, da quelle più antiche a quelle più moderne, che lo stesso architetto Riverso ha visitato. L’autore descrive proprio i luoghi nei quali Caino avrebbe soggiornato e ce li presenta come gli si rivelano davanti: ricchi di storie, di paesaggi. Egli tenta, nell’opera, di ripulire la figura di Caino, da sempre considerato il fratello cattivo, il primo fratricida. Certo fu fratricidio, ma non premeditato: Caino, a testa bassa, dispiaciuto e forse pentito per quello che era successo “si allontanò dalla presenza del Signore” – Genesi 4:16. Quel Caino che, per un futile motivo, accecato dalla rabbia, arriva ad uccidere il fratello Abele e viene, quindi, punito da Dio: condannato ad una fuga eterna, senza fissa dimora. Questa fuga gli permette, però, di trovare la sua strada, che è quella di fondare tutte le città del mondo. Il libro si configura come un libro circolare, con Caino una sorta di Ulisse biblico che, dopo una lunga parentesi, viene ripresentato alla fine.
Un finale iniziatico, che si chiude con un buon auspicio, con l’incontro dei due fratelli che si riappacificano, fondando insieme una nuova città: “è giunto il tempo che io abbandoni la mia, seppur non palese, solitudine e se tu volessi, assieme potremmo avviarci verso la fondazione di una nuova post-città, ove la memoria non avrà i compiti che ancora oggi le riconosciamo, in quanto le situazioni sociali come anche le funzioni urbane saranno nomadi e anti-architettoniche… Eu-metapolis potrebbe essere luogo e nome della prima mutante post-città, ove raggiungere, in salute e prosperità, la vera felicità, che diventa bene comune, vivendo in armonia con tutti quelli che verranno, sosteranno e si delizieranno per tempo determinato e poi andranno altrove”.