Presentato l’ultimo romanzo di Antonietta Vincenzo “L’imprevedibile all’improvviso”


“L’islamismo, introdotto in questo romanzo, ripropone il tema attuale dell’integrazione e della pacifica convivenza di due mondi diversi, di due culture diverse nel rispetto delle proprie ideologie, dei propri usi e costumi”. Con queste parole la giornalista Lina Latelli Nucifero ha presentato l’ultimo romanzo di Antonietta Vincenzo, “L’imprevedibile all’improvviso”, edito da Gigliotti editore.

Nel corso di un salotto letterario, vivace e partecipato, tenutosi presso il Lissania Garden di Anna Cardamone alla presenza di personalità di spicco del panorama culturale lametino, Lina Latelli ha offerto al pubblico dei lettori una panoramica del mondo letterario e interiore di Antonietta Vincenzo, soffermandosi in particolare sulla profondità delle tematiche, sulla fantasia narrativa e sulla capacità di introspezione psicologica.

Antonietta Vincenzo è autrice di altri quattro romanzi: Confiteor, Felicita, Sulla sponda del fiume, Tra i flutti della bassa marea. E, assieme ad Antonella Mongiardo, è coautrice di 4 libri di divulgazione scientifica: Giochi matematici, Esplorando l’infinito, Sos matematica, Scienza e letteratura a confronto.

“Con il suo ultimo lavoro- ha detto Latelli Nucifero- l’autrice dà prova di una vena narrativa feconda e inesauribile, degna di una scrittrice del terzo Millennio capace di reggere il confronto con gli scrittori contemporanei. La sua narrazione non fa una piega e, pur non essendo legata a schemi precostituiti o a correnti letterarie ben definite, al di là dello spazio e del tempo, può trovare una felice collocazione sia in un’epoca remota o recente e quindi in qualsiasi età essendo i temi affrontati attuali e universali”.

“L’imprevedibile all’improvviso”, ambientato in un paese della Calabria non identificato, è imperniato sulle vicende dei coniugi Martino e Marianna, con due figli Davide e Vittoria, la cui vita viene sconvolta dall’arrivo di Rita, sorella di Martino, fuggita da casa 20 anni prima, per sposare un musulmano di nome Omar. È tornata con i suoi tre figli Issam, Dahar Haifa. Un incontro sconvolgente che altera la quotidianità della famiglia italiana. Dopo aver condiviso il limitato spazio dell’abitazione, i nove componenti (vi sono anche Martino, sua madre, Marianna, i figli Davide e Vittoria), superate le iniziali resistenze, riescono a convivere senza che un nucleo familiare predomini sull’altro. “Anzi – dice Latelli- è quello italiano che si lascia conquistare dagli usi, i costumi musulmani sia per quanto riguarda il modo di vestire che la cucina. E lo fa in modo spontaneo e naturale”.

Sulle tematiche affrontate dalla Vincenzo, Lina Latelli afferma: “Il decollo letterario vero e proprio s’impone fin dalla prima opera e via via va consolidandosi con le opere successive nelle quali la scrittrice spazia in tematiche morali, sociali, scientifiche del nostro tempo sentite e attraversate nella loro dimensione umana e psicologica in cui si accentuano esperienze di ampio respiro, di un profondo scavo nel cuore della situazione e delle contraddizioni umane”.
Filo conduttore dell’opera è la perenne metamorfosi delle cose e delle creature, il fragore delle lotte esistenziali, lo scontro e confronto tra l’Occidente e l’Islam, l’ombra silenziosa dell’avvicinarsi della fine, della morte, cui nessuno può sottrarsi: il filo conduttore si traduce nei grandi motivi esistenziali dominanti nell’arco dell’opera”.

L’autrice, nella vita riservata e schiva di ogni forma di velleità, in questa opera si ispira anche ad un delicato elemento biografico che riguarda la madre riversa, quasi in stato vegetativo, su un letto in una stanza della casa in penombra. “È qui – osserva Lina Latelli- che si coglie l’ esperienza, quasi drammatica, della scrittrice assillata da laceranti inquietudini esistenziali e da sottili tensioni che oscillano tra ardore e delusione, incertezza e sgomento confluendo nell’ansia di verità e di assoluto. In un’ ansia che sconfina nell’angosciosa condizione degli anziani malati, nella condizione della caducità delle cose terrene, nella labilità del tempo e nell’impossibilità di fermare il processo di decadimento fisico e mentale degli anziani malati, nella vana lotta contro l’ineluttabile destino.

Vita e morte si inseguono e si rifrangono nella pietà della memoria e nella mestizia del rimpianto. Il ricordo dei tempi felici, dei tempi del fulgore e della bellezza, della vitalità della madre inferma, acuisce quel pessimismo e quell’ angoscia che graffia l’anima della scrittrice incarnatasi nel personaggio di Martino”.
Pagina struggente del romanzo è quella dedicata al cagnolino scomparso Monello, che rivive in Sansone, con le sue folli corse di felicità e il suo scondinzolare festoso.

Secondo Lina Latelli Nucifero, “L’imprevedibile all’improvviso è un romanzo apparentemente facile, nella sua cordiale trasparenza, ma in effetti racchiude una realtà complessa proprio nella semplicità con cui ascolta e soffre gli interrogativi più alti che l’uomo inarrestabilmente si pone sulle ragioni e il senso della vita in divenire, sulla misura e dismisura della vita e del suo destino. Ad un’analisi più attenta nell’opera si avverte la vera matrice del nuovo lavoro che è soprattutto interiore e consiste in un assiduo e penetrante scandaglio autobiografico ed esistenziale, assai fertile. Tutto il discorso narrativo viene tradotto in una struttura sintattica caratterizzata da un periodare inframmezzato da pause che animano e vivificano la potenza espressiva e, nel complesso, tutta la narrazione con immagini connesse. I personaggi – conclude Latelli- sono unici, irrepetibili, inconfondibili, con una propria identità sempre diversa e indimenticabile”.