Presentato l’ultimo romanzo di Antonietta Vincenzo “Tra i flutti della bassa marea”


Il museo archeologico lametino è protagonista dell’ultimo romanzo di Antonietta Vincenzo, “Tra i flutti della bassa marea”, che è stato presentato a Palazzo Nicotera, nell’ambito della prestigiosa rassegna Il maggio dei Libri, organizzata dalla Biblioteca Comunale.

Alla presenza di un folto e qualificato pubblico, l’autrice ha conversato con la giornalista Lina Latelli Nucifero e con il critico Pasquale Allegro. All’evento, la cui organizzazione è stata curata dalle volontarie di Arci-Servizio civile Maria Cristina Mazzei, Alessandra Iannone e Cristina Scarpino, hanno partecipato anche diversi esponenti dell’associazione archeologica e l’ingegnere Rocco Purri, che l’autrice ringrazia nel libro per il materiale informativo fornitole.

Il racconto si svolge all’interno di un museo archeologico, dove la protagonista, Valentina, cerca gli spunti per sviluppare la tesi in archeologia. A farle da guida è Lucio, giovane archeologo, alle prese con un passato avvolto nel mistero, che egli vorrebbe scoprire anche con l’aiuto di Valentina. La ragazza si viene così a trovare coinvolta in una serie di situazioni che sfuggono al suo controllo razionale.

Antonietta Vincenzo ha svelato com’è nata l’idea: “Casualmente- ha detto- durante una visita al museo archeologico di Lamezia, che mi ha incantato con il suo fascino. Lungo il percorso, la presenza di due scheletri, uno maschile e l’altro femminile, sistemati nella stessa posizione in cui sono stati rinvenuti, uno accanto all’altra, così vicini da sembrare abbracciati, mi ha fatto scattare la molla della fantasia”.

Pasquale Allegro ha sottolineato il valore letterario del romanzo” che – ha detto- come tutte le opere di Antonietta Vincenzo si distingue per la delicatezza dei sentimenti e lo stile raffinato e personale. E’ la vicenda di due giovani, una alle prese con un futuro da costruire e l’altro con un passato da ricomporre. Due solitudini intrecciate. Ognuno di loro, pagina dopo pagina, illuminerà il proprio lato oscuro, farà i conti con esso. Due esseri inquieti, alla ricerca di verità e amore, affascinati dalla bellezza del cammino”.

Lina Latelli ha fatto un’analisi a tutto tondo dell’opera di Antonietta Vincenzo, spaziando dall’aspetto caratteriale a quello letterario: “Una delle rare donne- ha detto- che scrivono tenendosi nell’ombra per via della sua natura delicata e riservata, dalla formazione culturale, scientifica e letteraria, non comune”. Lina Latelli ha, poi, spiegato l’originalità linguistica dell’autrice: “Il periodare è volutamente a singhiozzo, spezzato da pause che ne enfatizzano il linguaggio. Fin dall’inizio – ha detto- il romanzo si impone per quel piglio sicuro che si ritrova sempre nella prosa della Vincenzo”. Latelli si è quindi soffermata sulla personalità letteraria: “Tutto il lavoro della Vincenzo- ha spiegato- segue un itinerario serio e la sua ricerca di una identità letteraria occupa diversi anni e dà la misura della portata di una rivoluzione del suo personalissimo timbro, orientandosi verso un discorso spoglio e risentito nella sua essenzialità”.

Infine, Lina Latelli, condividendo il giudizio dato a suo tempo anche dallo scrittore Ulderico Nisticò, ha messo in risalto “la precisa volontà di restituire una Calabria e, in particolare il territorio lametino, in una visione diversa da quella raccontata dagli scrittori contemporanei. Una Calabria- ha detto- ridente e incantata (mare (mare, cielo, fontane, natura). E’ un romanzo di costruzione moderna- ha concluso- pur senza nessuna ostentazione sperimentalistica. Per quanto intessuto di richiami ed elementi realistici, persino facilmente riconoscibili, lievita in un’atmosfera inventata, ma senza che la fantasia sfoci nel sogno perché ogni suo elemento ha una consistenza in sentimenti reali, un suo sapore di cosa accaduta e sofferta. E qui sta il suo incanto, la sua bellezza”.


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