Qualcosa sul Giubileo


Se dovessimo stendere una graduatoria dei papi discussi, il più criticato, o calunniato, fu Alessandro VI (1492-1503); il più odiato dai liberali, Pio IX (1846-78); i più guerrieri, più o meno a pari merito, Giovanni X (914-18) e Giulio II (1503-13); il più simpatico, Benedetto XIV (1740-58)… e svagatevi a continuare. Ma senza dubbio il più famigerato nella letteratura è Bonifazio VIII (1294-1303), l’arcinemico di Dante, il quale gli riserva un posto in Inf. XIX, Terza Bolgia dei simoniaci, e ne parla malissimo in diversi altri passi, eccetera. Benedetto Caetani, per divenire papa, indusse all’abdicazione Celestino V, uomo santissimo però del tutto incapace di governare, e che quelli che, leggendo la Commedia, non sono però politicamente corretti, tra cui chi scrive, pensano sia tra gli ignavi per il “gran rifiuto”. Eccetera.

Per l’anno 1300, indisse il primo Giubileo, adottando una notizia biblica circa un’usanza degli antichissimi Ebrei: la parola deriva da jobel, corno di ariete il cui suono dava il segnale del rito.

La visita di luoghi santi è attestata fin dai primi secoli del cristianesimo. Camminare verso una meta sacra è di per sé un atteggiamento religioso, o almeno di valenza spirituale. Canta il Petrarca: “Movesi il vechierel canuto e bianco… e vassi a Roma”.

Si andava a Gerusalemme anche prima che il pellegrinaggio divenisse le spedizioni armate d’Oltremare, in seguito dette Crociate. Si andava in gran numero a Compostela per Santiago (san Giacomo), patrono delle Spagne, cui re Carlo III aggiunse l’Immacolata. Si andava, più vicino, dove si trovavano santuari e reliquie da venerare.

Si può dire che Bonifazio abbia iniziato a dar corpo e organizzazione ai pellegrinaggi a Roma. È davvero sforzo di ricostruzione storiografica immaginare, in quei tempi, masse in cammino, e tutto quello che era necessario per la logistica di cibo e di hospitia (donde ostello, e il francese hôtel), e di hospitalia per chi si ammalasse… Peregrinus (da per e ager) significa, infatti, forestiero. Vediamo oggi come la santa e caotica Città Eterna reggerà a decine di milioni di pellegrini.

E spero che la Calabria faccia la sua parte, e non solo a Roma: abbiamo importanti santuari da visitare; e potrebbe essere occasione per rinfrescare la memoria della nostra notevole storia religiosa, e della storia calabrese in genere.

Se volete un esempio, l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Checchinato, che è di Latina ed è arrivato nel 2022, ha detto in tv che sta scoprendo da solo le bellezze della Calabria, “perché i Calabresi le raccontano poco”.

Io aggiungo che le raccontano male, o con ubbie tipo sbarchi di Ulisse, o con lacrimatoi in falso dialetto con sottotitoli in falso italiano. Il Giubileo può essere occasione per riparare.

Ulderico Nisticò