Pigliamola alla lontana. Roma fu una monarchia dal 753 al 510 aC. Da allora, anche durante l’Impero, i Romani non volevano sentir parlare di re. Tra IV e V secolo, i capitribù barbarici assunsero il titolo di re. In Italia furono re i sovrani degli Eruli, poi degli Ostrogoti, poi dei Longobardi, poi Carlo rex Francorum et Langobardorum e dall’800 imperatore. Seguirono re d’Italia franchi; dal 962, i re di Germania e imperatori.
Un’Italia che andava dalle Alpi alle Marche, mentre il territorio da Roma a Ravenna era, più o meno di diritto, della Chiesa, e il duca longobardo Arechi si proclamava principe indipendente di Benevento; e l’Impero d’Oriente manteneva domini in Puglia, Basilicata e Calabria. Sono molto impreciso e approssimativo; e basti che nel 1130 il normanno Ruggero II diveniva re dell’intero Meridione con la Sicilia. Al contrario, dall’XI secolo il Regno d’Italia si dissolveva di fatto in potentati locali, in gran parte comuni autonomi.
Dal XIII secolo, quasi tutti i comuni divengono signorie illegali, che a loro volta divengono principati, e che perciò monarchie ereditarie; dal XVI secolo, restavano repubbliche solo Venezia, Lucca e Genova.
Dopo le effimere repubbliche giacobine e la dittatura militare dei Napoleonidi, intanto dichiaratisi imperatore e re, gli Stati restaurati nel 1814 risultarono tutti monarchici; e lo Stato unitario venne proclamato Regno d’Italia costituzionale.
Del resto, se prendiamo la data dell’anno 1900, troviamo che nell’intera Europa le sole repubbliche erano Francia, Svizzera, San Marino e Andorra; e regni: Austria e Ungheria in unione personale, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania con Stati in gran parte monarchici, Gran Bretagna e Irlanda, Grecia, Italia, Lussemburgo, Monaco, Montenegro, Olanda, Portogallo, Romania, Russia con Finlandia e Polonia, Samo, Serbia, Spagna, Svezia e Norvegia in unione personale, Turchia.
Nel 1918, erano diventate repubbliche Austria, Germania senza più Stati monarchici, Irlanda Eire, Montenegro, Portogallo, Russia, Finlandia, Polonia, Turchia; l’Ungheria era monarchia senza re, e così sarà la Spagna dopo il 1939; la Serbia era divenuta Regno di Iugoslavia annettendosi Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia; nacque un Regno d’Albania.
Torniamo in patria. Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, abdicò nel 1821 in favore del fratello Carlo Felice. Entrambi avevano solo figlie, e, per la legge salica (“né donna né nato da donna”), si estinse il ramo primogenito dei Savoia, e nel 1831 salì al trono Carlo Alberto, principe di Carignano. Abdicò la sera della sconfitta di Novara, e gli successe Vittorio Emanuele II.
Questi il 17 marzo 1861 assunse il titolo di re d’Italia; gli successe, nel 1878, Umberto I, assassinato nel 1900; a questi Vittorio Emanuele III. Non è qui luogo per raccontare i fatti politici; studiateli, magari leggendo il mio “Storia delle Italie”, dove si sviluppa il tutto.
Sotto Vittorio Emanuele III l’Italia combatté la Guerra di Libia del 1911-2 e la Prima guerra mondiale; nel disastroso dopoguerra e con cadute di governicchi, il re incaricò Mussolini, e ne avallò tutte le azioni di governo interno e internazionale; nel 1936 assunse il titolo di imperatore d’Etiopia, nel 1939 quello di re d’Albania. Nel 1943, volgendo al peggio la Seconda guerra mondiale, andò in crisi il regime fascista per una operazione di gerarchi. Si sono dette e scritte piogge di parole, ma non è ancora, e forse mai sarà accertato se il re era consapevolmente partecipe; la mattina del 25 luglio accettò le “dimissioni” di Mussolini, e nominò Pietro Badoglio.
È palese che il Savoia e Badoglio gestirono malissimo anche le trattative con gli Angloamericani per la resa; e l’8 settembre furono da quelli costretti a proclamare l’armistizio che speravano tenere segreto fino a un sognato passaggio nel fronte angloamericano stesso. Di fronte all’ovvia e prevedibile, ma da loro non prevista reazione tedesca, fuggirono a Pescara e da lì a Brindisi già occupata dal nemico in stato di armistizio. Passati a Salerno, costituirono governi con i partiti prefascisti, con i quali si iniziò a parlare del futuro assetto istituzionale. Il 12 aprile 1944 assunse le funzioni di capo dello Stato, con il titolo di luogotenente del Regno, il principe Umberto, dal 9 maggio 1946 re come Umberto II.
Il 2 giugno si tenne il referendum istituzionale (votarono le donne), i cui risultati ufficiali furono di 12.717.923 per la repubblica e 10.719.284 per la monarchia. Notevole che i fascisti, da poco reduci dalla Repubblica Sociale, votarono contro i Savoia; subito dopo fruirono dell’amnistia Togliatti.
Il Meridione, un Regno dai tempi dei Normanni e anche prima, votò monarchia; la Calabria, 60%. Curioso il caso di Soverato, a netta maggioranza monarchica, che però subito dopo votò a sinistra per le amministrative. Cospicua, anche se non maggioritaria, la posizione filosabauda del Piemonte. Umberto lasciò l’Italia, vivendo solitario in Portogallo.
Sugli esiti del referendum si affacciarono obiezioni più o meno fondate, e con accuse di brogli, e perché non si votò in Alto Adige e Venezia Giulia; e non votarono moltissimi militari ancora prigionieri.
Sed haec olim fuere.
Ulderico Nisticò