Quarant’anni di Bronzi


bronzidiriaceIl Museo reggino della Magna Grecia fu progettato da Piacentini e inaugurato nel 1932, X. Oggi, che siamo nel 2016, lo hanno finalmente riordinato e riaperto, e lo reinaugura Renzi. Va bene, è un valore aggiunto per la Calabria, che ha tanto bisogno di essere valorizzata.
A dire la verità, i Bronzi sono lì da quarant’anni, e non è che abbiano creato chissà quale rivoluzione d’immagine, o quali tangibili benefici. Non è colpa loro, che sono solo due statue; bellissime statue ma niente di più. La colpa è nostra, della cultura calabrese detto in generale.
Già non appena vennero fuori dal mare di Riace, tutti gli studiosi del mondo, sulla scorta di un’occhiata per sbaglio, sentenziarono che non erano locali ma capitati per caso, un naufragio qualsiasi, che poteva capitare a Riace come a Tunisi o in qualunque altro posto. Ci fu chi, sempre sulla base di un’occhiata, se ne uscì micio micio che erano di Fidia. Uno studioso, mica un poveraccio! Così, tanto per fare un nome importante, senza uno straccio di argomento. La cultura ufficiale calabrese, come il solito, tacque: già, mica i Bronzi sono antimafia segue cena! Nessuno ebbe il fegato di costringere il dotto a dimostrare la sua bufala! O a pretendere che sia motivata l’ipotesi che vengano da fuori.
Nessuno a dire che nella sempre nominata e pochissimo conosciuta Magna Grecia sorgevano città – Sibari, Crotone, Reggio, Locri per dire solo quelle ioniche maggiori – in cui statue come quelle, e magari anche migliori, si usavano per soprammobili; e ogni tempio ne aveva a decine! Nessuno a ricordare che il primo statuario a rappresentare non più stilizzata come i kuroi, ma plasticamente la figura umana fu Pitagora di Samo o di Reggio (omonimo!), quello che, per inciso, fece la perduta statua di Eutimo, e resta l’iscrizione ad Olimpia. Nessuno a far notare che un braccio di bronzo è stato ritrovato a Roccelletta. Nessuno a mettere in relazione questa coppia di eroi o dei con i Santi Medici… Nessuno a chiamare in causa, perché siano finiti in mare, o l’iconoclasmo, o anche solo l’erosione.
Nessuno… beh, io sì; ma, per il mio destino, tutti mi applaudono e non mi stanno a sentire.
Niente, naufragio fu, dev’essere per forza roba d’importazione.
Intanto, dopo quarant’anni, i due vengono ancora indicati Bronzo A e Bronzo B come i moduli della Previdenza sociale: anonimi, burocratici. Manco un cane capace d’inventarsi che di notte si animano, come Belfagor al Louvre! Bronzo A e Bronzo B, nessuna fantasia! Mai un film, uno spettacolo teatrale…
Scusate, è vero, ci fu una canzone. La buonanima di Mino Reitano scrisse, ed ebbe il coraggio di cantarla, questa meravigliosa poesia musicale: “Bronzi di Riace, guerrieri della pace”. Da sequestrargli il microfono: della pace, quei due marcantoni con faccia di assassini lucidi!
Urge sottrarre la Calabria agli eruditi; e che gli eruditi facciano il loro grigio mestiere di eruditi, di tecnici quali sono. La promozione popolare del patrimonio storico della nostra terra ha bisogno di emozioni, non di noiose pedanterie di quelle che fanno scappare la gente, altro che turismo culturale.

Ulderico Nisticò


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