Razza e civiltà


In campagna elettorale, tutto si usa contro tutti; e figuriamoci se uno dice “razza”, che è come pronunziare una parolaccia in convento! Curioso che la sinistra, mentre strilla contro il razzismo, poi si vanti di aver “ridotto gli sbarchi” di Africani e Asiatici, evidentemente anche alla sinistra sgraditi. Razzisti!
Il concetto di razza, però, è infondato: e basta dire che si formò nel XIX secolo, quando non si aveva la minima idea del DNA, e si badava a una vaga fisiognomica, tra cui i caratteri del viso. Con la stessa logica superficiale, Lombroso affermò che, dalla forma del cranio, erano delinquenti potenziali sia i briganti calabresi… sia Alessandro Manzoni.

Nemmeno è vero che il numero degli sbarcati dal Mediterraneo sia così alto da mettere a rischio la compattezza sociale degli Italiani: è molto più la risonanza giornalistica di uno sbarco, con la solita immagine di uomini spacciati per donne e minori, nel vano conato di negare l’evidenza. Il vero problema è che gli stranieri non vengono assimilati, anzi qualcuno li aiuta pure a restare stranieri.
Detto questo, è in pericolo la civiltà italiana, e non per gli esteri, ma per gli Italiani, che non la tutelano, o nemmeno la conoscono. Per secoli, la civiltà italiana, in assenza di uno Stato, fu composta di arti figurative, letteratura, musica, filosofia, arti minori. Ebbene:

– Le arti, e in particolare l’urbanistica e l’architettura, sono degenerate nella più banale bruttezza e dozzinalità di mostruose periferie e mucchi di orrendi scatoloni, cimiteri dei vivi;
– La letteratura non esiste più, e quel poco che vale – e poco – dopo d’Annunzio e Pirandello, campa a stento di studio a scuola, lontanissimo dall’essere popolare; unico tema della letteratura superstite, un qualsiasi piagnisteo su qualsiasi tema deprimente; il tutto in una lingua italiana piatta come una sogliola; teatro e cinema, meglio non dire;
– La musica va avanti a canzonette, spesso solo tradotte;
– La filosofia è “pensiero debole” per evidente incapacità di averne uno forte o almeno normale;
– Le arti minori, cioè il nobilissimo artigianato, sono scomparse sotto i colpi del posto fisso.

Quanto alla socialità, che della civiltà dovrebbe essere l’effetto, è divenuta un accostamento casuale di monadi senza finestre, ognuna per conto suo, ovvero persone sole in mezzo alle folle di persone sole. Manca ogni forma di passione, di entusiasmo, di ideali… persino il tifo!
La politica, che era il pane quotidiano degli Italiani… beh, basta guardare in faccia i politicanti di tutte le sigle… altro che passione e combattere per questo o quello: per gente del genere, uno non si farebbe venire nemmeno il più lieve mal di testa. A parte che dove li lasci non li trovi, e nel frattempo hanno cambiato casacca e partito.

Insegna il Vico che quando un popolo decade nei grovigli mentali e morali dell’età della ragione, spesso la sua salvezza è l’arrivo di un popolo straniero, come accadde alla fine dell’Impero Romano. Non è il nostro caso, perché i forestieri non portano un bel nulla di buono e di nuovo, anzi vengono per scopiazzare il nostro peggio.
Dovremmo pensarci da noi, con una rivoluzione culturale all’indietro, a quando l’Italia aveva una civiltà. Qui mi fermo, perché di tale fenomeno non intravedo nemmeno l’ombra!

Ulderico Nisticò


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