“Re Italo non mangiava solo soppressate”


Leggo con interesse lo scritto del prof. Ulderico Nisticò, che con la sua ironia brillante e l’erudizione graffiata in greco, ci ha offerto un saggio che pare uscito da una satira da palcoscenico: applaudiamo lo stile. Ma quando il gioco diventa negazione sistematica della verità storica e derisione del senso identitario di un popolo, allora la replica non è solo legittima: è doverosa. Ometto la brillante evocazione dei “gattini”…

Vado subito al dunque
Il nodo della questione: Italia non è Calabria, ma Italia nasce in Calabria.

Qui, caro professore, non basta sventolare Tucidide e Diodoro per dire “tutto è già noto”. Il suo errore — o forse, la sua astuzia — sta proprio qui: lei finge di chiarire, ma in realtà confonde. Mescola — con noncuranza o intenzione? — due nomi profondamente distinti: Italia e Calabria.

Il nome Italia è attestato sin dal V secolo a.C. (Antioco di Siracusa) e indicava un territorio ristretto e ben preciso: la fascia meridionale dell’odierna Calabria, tra l’Istmo di Catanzaro e la Locride. Lì visse Re Italo, figura reale o eponima, ma centrale nella tradizione antica: fu guida, legislatore, simbolo. E da lì, il nome Italia si estese lentamente a tutta la penisola.

Il nome Calabria, invece, come lei sa (e volutamente semplifica), fu adottato solo tra IX e X secolo d.C., mutuando l’antico nome greco “Καλαβρία” che prima designava un’altra regione, l’odierna Puglia salentina.

Quindi, professore, proprio per farla contenta: quando nacque il nome Italia, quella terra non si chiamava Calabria. Era qualcosa di più: era già Italia. E non perché lo dicono “grecisti da pennichella”, ma perché lo affermano fonti primarie come: Antioco di Siracusa (V sec. a.C.), Dionigi di Alicarnasso, Aristotele, Diodoro Siculo, Plinio il Vecchio, Varrone …e molti altri, che non hanno bisogno d’essere letti in lingua originale per essere capiti.

Il greco come paravento

Lei, professore, usa il greco come un tempo i notai usavano il latino: non per chiarire, ma per dominare,  per costruire un recinto intellettuale invalicabile. Ma il sapere vero è condivisione, non supponenza. E il nome Italia è un bene comune: non appartiene all’accademia, ma a un popolo intero. A chi, con cuore e rigore, ne custodisce la memoria.

Noi, con il progetto Prima Italia, non cerchiamo miti né certificati di nobiltà a buon mercato. Cerchiamo verità, radici, orgoglio. E diciamo con fermezza: sì, Italia nacque in Calabria. E per questo la Calabria è una culla, non un’invenzione.

Può sembrare “acqua calda”, come lei afferma. Ma sa, professore, l’acqua calda – quando scorre limpida – è sempre meglio del fumo delle parole.

Con rispetto, ma senza sconti,

Aldo Marcellino, promotore del progetto culturale “Prima Italia”

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