Reggio, occupazione al 37%: ci pensi il Governo


La provincia di Reggio Calabria, pomposamente oggi chiamata area metropolitana, vanta il primato dei primati negativi: solo il 37% lavora. Aggiungiamo chi si arrangia in nero, è comunque la situazione più nefasta d’Italia e, credo, d’Europa. Gli altri dati del Meridione sono ugualmente disastrosi.
La questione è profonda, intrinseca, strutturale: il Sud è in tali condizioni non per una contingenza che, come arriva, potrebbe passare; ma per debolezze noumeniche, proprio insite nella natura delle cose. L’agricoltura è largamente in stato di abbandono; l’allevamento è un ricordo del passato; l’industria è rara, l’artigianato è in cachessia. Ci sarebbe il turismo, ma è un caos di qualche giorno di agosto.

Il Meridione, dagli anni 1970, è stato e si è corrotto con l’idea che unica attività cui aspirare sia il posto fisso; posto fisso che ormai da almeno due decenni non c’è più.
Che si può fare?
Escludo preliminarmente ogni intervento straordinario, ogni ZES, e, in genere, ogni scorciatoia: di bufale come Isotta Fraschini, Quinto Centro Siderurgico, Saline, SIR, Lamborghini, palline da tennis, eccetera, abbiamo le tasche piene. E, peggio, di Calabria Verde e altra roba che, a parte i furti, funziona sempre con decine di dirigenti e impiegati e un (01) operaio!

Servono lavori produttivi, e che generino economia sana e naturale; e che perciò facciano girare denaro, e causino altro lavoro. Se un’attività è improduttiva, sostenerla non è solo inutile, è dannoso spreco di risorse.
Chi deve fare ciò? Non certo la classe dirigente meridionale, dimostratasi fallimentare quale che sia il suo colore o sedicente tale. Il problema di fondo è culturale, e lo è dal XVIII secolo: la cultura meridionale è antimeridionale, è sempre ad abboccare a qualche esca di modelli francesi, milanesi, americani. Il Meridione non è una Manchester, una Torino mancate: è il Meridione, è va analizzato e gestito secondo la sua natura. Esempio: turismo del Meridione, secondo i ritmi e modelli del Meridione, e non scopiazzandone altri a noi estranei e perciò fallimentari.

Deve intervenire il Governo, questo Governo. C’è un ministro per il Meridione? Sì: ebbene, si faccia un bel giro tra le Regioni del Sud, e se non funzionano, e non funzionano, intervenga pesantemente, impipandosene delle proteste.
Le proteste, di chi? Ma dei mantenuti e foraggiati e pigri. Se un commissariamento governativo mandasse a casa i politicanti calabresi di ogni segno, a piangere sarebbero solo i politicanti e qualche loro amico, e qualche ben pasciuto intellettuale; l’opinione pubblica dell’intera Calabria sarebbe con il Governo.

Ulderico Nisticò


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