Regione: bene la sanità, non bene la cultura


 Non entro nei particolari, che, come meglio leggerete, non sono di mia competenza. Dico che, dopo anni di commissari palesemente incompetenti, e soprattutto privi di baffi e coraggio, Occhiuto mette mano al bubbone della sanità. Medici cubani? Pare vadano bene. Medici albanesi? Se sono utili, vengano anche medici patagoni e polinesiani e marziani. Si controllano i conti? Ottimo.

 Detto questo per amore della verità, vengo a quello di cui posso trattare con una certa competenza. In questo momento, ore 07.20 del 21, sto parlando a Video Calabria della Pietà del Gagini, dopo il clamoroso fallimento del centenario del 2021, colpa dell’Associazione nella palese indifferenza dell’Amministrazione comunale Alecci, vicesindaco l’attuale sindaco, presidente del Consiglio il vicesindaco attuale. Attività pochissime e modestissime; effetto sul turismo, zero. E già: qui si sono cielo e mare! Alecci una cosa l’ha fatta però: una pagina di prefazione a un libro. Bravo, vero?

 Peggio del peggio, a livello regionale, i Bronzi, per cui nel 2022 sono stati stanziati tre milioni (3.000.000) di euro, e, a quanto ho letto e visto, con scarsissime attività, e poco a che vedere con Bronzi e Magna Grecia in generale. Che ha fatto Occhiuto per stimolare ed eventualmente rimproverare? Nulla. La Princi? Ha sorriso.

 Intanto la Locride fa domanda per capitale della cultura, e gliela cestinano. Secondo me, era concepita e scritta in modo discutibile. Ma cosa ha fatto la Regione per ispezionare? E mi sapete dire che i responsabili del fallimento si sono mai dimessi? No? Ma guarda: in Calabria siamo tutti parenti e amici!

 Veniamo dunque, come hominacciato, alla competenza. Per parlare credibilmente della Pietà del Gagini non basta mormorare che è “bella”, bisogna avere conoscenza profonda del XVI secolo in Italia, in Calabria e a Soverato; di s. Agostino e degli Agostiniani, inclusi Zumpano e Lutero; e di s. Tommaso d’Aquino… eccetera.

 Per parlare dei Bronzi, bisogna conoscere la storia greca e l’arte, e quelle magnogreche; e non solo e non tanto per i Bronzi, quanto per attirare l’attenzione sulla storia calabrese di quel lontano periodo, e non solo. Detto in generale, il massimo che l’intellettuale medio calabrese sa di Magna Grecia è Pitagora, però giusto per le tabelline, e in qualche molto meno frequente caso per il teorema.

 Non è una colpa, sconoscere la storia magnogreca e la storia calabrese; è colpa non volersi informare. Tornando da dove siamo partiti, se io sto male vado dal medico, non dal meccanico; se mi si guasta l’auto, il contrario. Qui in Calabria, invece, sono improvvisamente tutti storici e tutti critici d’arte e tutti grecisti… della domenica. Tutti, tranne i competenti.

 È, culturalmente, un’arca di Noè. Che c’entra Noè con i suoi parenti? Ebbene, ragazzi, da un paio di settimane me lo sto chiedendo anche io, e nessuno me lo spiega, che c’entrano Noè e pronipoti.

Ulderico Nisticò