Regione e burocrazia: rivoluzione?


consiglio regionale1Si annunziano, su proposta di Viscomi, riforme radicali nell’apparato burocratico della Regione. Non ho contezza di cosa esattamente si tratti, ma mi vengono a caldo delle considerazioni politiche:

1. Dal 1970 nella Regione il vero potere non fu dei fuggitivi e spesso inetti presidenti e assessori, ma dei burocrati; e a questi piuttosto che ai politici si deve attribuire la maggior colpa dello sfascio calabrese;
2. I burocrati sono stati assunti e promossi (il 99% escluso uno) nei modi che immaginiamo.
3. Sono (il 99% escluso uno) degli incapaci, e, soprattutto, obbediscono alla mamma, la quale fin da bambini disse loro: Fijjiu, on firmara nenta…
4. Usano perciò la tecnica della lentocrazia, del rinvio, del non fare: e i soldi tornano a Bruxelles, anzi manco mai ne arrivano.
5. Per quanto precede, che è solo un veloce riassunto di fino a che punto essi (il 99% escluso uno) siano squallidi, qualsiasi riforma, anche in peggio, sarebbe meglio dell’attuale palude abitata da dinosauri malati.
6. Non so se le novità porteranno benefici, ma sono certo che moltissimi di quei pigri individui (il 99% escluso uno) si daranno subito malati o affretteranno la pensione alla faccia della Fornero: ALLELUIA!
7. Spero che nessuno faccia niente per trattenerli: a nemico che fugge, ponti d’oro!

Perciò, una volta tanto, ho una certa benevola curiosità verso un atto della Regione Calabria. Vedremo.

Ulderico Nisticò


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