Ridurre i parlamentari


Di tutti gli argomenti, quello che non mi commuove minimamente è che risparmieremmo dei soldi, diminuendo il numero dei parlamentari. Ebbene, sappiate che, se deputati e senatori servissero a qualcosa e si rendessero utili, non ne vorrei 960, ma almeno 9.600; e li pagherei a peso d’oro come un dì l’Aga Khan, più ogni privilegio vi venisse a mente, anche notturno. Ma leggete, leggete.

Intanto, è falso che i parlamentari rappresentino i territori: nella vigente costituzione, fin quando sarà vigente, sta scritto che il parlamentare è “senza vincolo di mandato”, cioè uno può essere eletto a Soverato e fare gli interessi di S. Benedetto del Tronto o di Albenga; e può essere eletto con il partito X e passare a Y, vedi Vono. Negli USA, se succedesse una cosa del genere, gli elettori non la prenderebbero tanto allegramente: e mi fermo qui.

Ma la costituzione degli Stati Uniti è stata vergata, nel remoto 1776, da alcuni pochissimi ed eccelsi uomini di Stato e giuristi; la vigente è già nata com’è, cioè partitocratica, perché elaborata da casualmente eletti in liste di partito, che erano già allora un mare di gente, compreso Scalfaro fino a due mesi prima giudice della Repubblica Sociale; e molti di loro, saliti nel 1946, sono rimasti seduti fino all’unica causa che poté staccarli dalla poltrona: la morte fisica.
L’assetto costituzionale del 1948 nacque dunque partitocratico; e, insegna in Vico, “natura delle cose è il loro nascimento”, quindi tutta la baracca è rimasta ed è partitocratica. Nel 1946 bisognava assicurare una rappresentanza a roba come PLI, PRI, PSDI… oggi a LeU e roba del genere.

Da questo, il numero abnorme di deputati e senatori. Per ovvie ragioni antropologiche, più essi sono, e più scarsa è la qualità.
La Calabria, dal 1861, ha eletto i suoi deputati, dal 1948 anche i senatori (il senato albertino era di nomina regia). La stragrande maggioranza dei parlamentari calabresi è passata alla storia per la solenne richiesta “Chiudete la finestra: che freddo!”; e senza mai aver fatto niente di niente né per la Patria né per la Calabria. Se il 29 marzo ne perdiamo il 40%, ce ne restano anche troppi. Comunque, contentiamoci, per ora.

Nota locale: il Soveratese, per restare a tempi recenti, annoverò, tra parlamentari e altro, i seguenti signori: Chiaravalloti, P. Nisticò (anche europeo!), Bevilacqua, Soriero, Vono, Bova, Viscomi eccetera. Ditemi, di grazia, se vi siete mai accorti della loro presenza in genere, e per il Soveratese in specie. Ah, è vero: Soriero fece l’indegno svincolo bis di Argusto! Ahahahahahahahahahahahah. Insomma, a che servono? Ripeto che se servissero li pagherei, e sarebbe un investimento e non uno sperpero; ma non servono, anzi danneggiano

Ma siccome una rappresentanza – lo dico senza entusiasmo – ci vuole, è ora di aprire una discussione seria di natura istituzionale. Ora butto giù qualche idea di mattina di domenica:

1. non avendo, storicamente, una monarchia autorevole come quella britannica (almeno fin che campa Elisabetta!), ci vuole un presidente eletto direttamente, e con poteri effettivi e definiti;
2. un esecutivo nominato dal presidente, e che presenti il bilancio preventivo il 2… no, scusate, il 3 gennaio (spero nella pubblica ignoranza); e quello consuntivo il 31 dicembre; e lo si veda approvare o no dal quanto segue punto 3:
3. una camera elettiva di cento deputati, con sistema maggioritario secchissimo; e che abbia solo due compiti: approvare il bilancio come sopra; fare le leggi, poche e serie; e invece, insegna Tacito, “tanto più uno Stato è corrotto, tante più leggi si fanno”; a proposito, detta camera si può riunire anche solo ogni tre, quattro mesi;
4. un senato corporativo di sessanta membri, così suddiviso: venti in rappresentanza delle Regioni per le esigenze territoriali; venti nella funzione e solo finché dura, tipo Capo di Stato Maggiore, presidente dell’Accademia d’Italia (quando la rifaremo), presidente delle CEI…; venti in rappresentanza delle categorie della produzione e del lavoro; più qualche rarissimo senatore a vita, e solo per effettivi meriti culturali nel senso di culturali; un senato senza poteri spiccioli, ma autorevole;
5. tale schema, da riprodurre in Regioni, Province, Comuni.

Ora sarebbe divertente che qualcuno mi rispondesse, magari a tono e sull’argomento, invece di cavarsela con “padano, felpista, capitone, fascioleghista, razzista, antidemocratico, restiamo umani… ” o alludere al fatto che io sono palesemente sovrappeso. Pensate che succederà mai? Ahahahahahahahahahahahahah.

Ulderico Nisticò