Riflessioni sul caso dei vitalizi regionali


 La prima riflessione è che il consigliere regionale Domenico Battaglia, del PD, non si è pentito della sua intenzione di arraffare il vitalizio, ma dice di averla sospesa per evitare polemiche; e che se ne riparlerà… Stiamo dunque attenti, pediniamolo – in senso metaforico, ovvio! – badando alle sue prossime mosse, e in particolare ad eventuali trucchetti procedurali, di quelli che fanno passare una legge a mezzanotte quando tutti dormono sui banchi, e alzano la mano a loro insaputa. Chiaro? Tutti col fiato sul collo, a Battaglia.

 La seconda è che Battaglia e Giovanni Aruzzolo, Giuseppe Aieta, Domenico Bevacqua, Arturo Bova, Francesco Cannizzaro, Francesco D’Agostino, Mauro D’Acri, Baldo Esposito, Giuseppe Giudiceandrea , Giuseppe Graziano, Orlandino Greco, Michele Mirabello, Ennio Morrone, Sebi Romeo, Giuseppe Neri, Giovanni Nucera, Vincenzo Pasqua non hanno commesso niente di illegale, ma hanno compiuto un atto moralmente e politicamente illecito. Però non hanno rubato né intendevano rubare; solo assicurarsi un ritocchino allo stipendio.

 E questa è la riflessione amara. Dal 1861, i politicanti meridionali:

a) quasi tutti sono stati anonimi e muti e passivi, anche perché moltissimi furono e sono alle prese con serie difficoltà di lingua italiana. Tra i calabresi, degni di ricordo e lode sono solo Michele Bianchi e Luigi Razza; qualche ormai sbiadita notorietà ottennero, per breve tempo, Misasi e Mancini: tutti gli altri, zero;

b) qualcuno ha usato la carica per piluccare qualche favore e sbrigare pratiche dell’elettore amico;

c) i più non hanno mai commesso serie illegalità, e tali da ottenere un passaggio su giornali e tv nella cronaca nera: manco quello.

 Già, lo scopo del meridionale quando arraffa una carica elettiva, o qualche incarico parastatale, non certo mira alla gloria, un argomento notoriamente non monetizzabile; non mira all’affermazione di idee, roba che non si mangia; e nemmeno al potere nel senso nobile: macché, bada solo allo stipendio; se poi c’è anche il vitalizio, meglio!  

 Insomma, per costoro la politica è una variante del “posto fisso”.

 Se è così, e così è, ovvio che qualsiasi atto del politicante calabrese sia condizionato dalla prospettiva di mantenere il posto e dal timore di perderlo: figuratevi se prenderanno mai una decisione coraggiosa, provocatoria, di principio…

 La vicenda del vitalizio dimostra, o piuttosto rafforza la dimostrazione che il problema della Calabria è di avere una classe dirigente inetta, incapace, debole, prona… e non dico solo la classe politica, dico anche quella intellettuale eccetera.

 Comunque, stiamo attenti al consigliere Battaglia: il vitalizio è sempre in agguato.

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *