Riflessioni sulla 106


ponte-dopo-ss106  Tornavo verso Soverato, stamani, quando un mascalzone sorpassò quasi in curva, e in quel momento sopraggiungeva un altro automezzo; è andata bene, altrimenti via tutti con “la strada della morte”, come se la colpa fosse della curva e non del mascalzone. Mi piacerebbe, anzi sarebbe deontologico e onesto, che giornali e tv locali, dopo aver informato che “le indagini sono in corso” (informazione umoristica: vorrei pure vedere che non se ne facessero!), comunicassero anche l’esito di queste indagini, cioè che il Tizio incidentato è colpevole o di eccesso di velocità o di sorpasso o, perché no, di alcol e droga; oppure innocente, può essere. E ciò anche se Tizio è morto. Almeno nell’80% dei casi, gli incidenti avvengono per colpa di qualcuno, e non per una decisione del Fato. Ergo, se al mascalzone di stamattina, e gli altri innumerevoli che incontro ogni giorno, levassero la patente, vedrete che si sparge la voce… Colpirne uno per educarne cento: principio sempre valido.

 Ciò premesso, le condizioni della strada obbligano ad alcune riflessioni:

  • La statale 106 è degli anni 1930, quando la gente viaggiava soprattutto in treno e la politica dello Stato era volta ai treni e non agli interessi degli Agnelli e soci; e d’inverno non viaggiava nessuno da nessuna parte se non per motivi molto seri. Per gli anni 1930 è una signora strada; in particolare, i ponti sono il massimo dell’ingegneria dell’epoca.
  • Se dal 1943 in poi nessuno ci ha messo mano, la colpa è dei vari esseri inutili che hanno (s)governato l’Italia;
  • Negli anni 1930 non c’erano ancora le Marine abitate. Quando sono sorte, nessun sindaco ebbe il buon cuore di ordinare ai suoi concittadini di costruire a cinque metri a destra e cinque a sinistra della strada, per poterla allargare. Macché, chiunque avesse un metro quadro di terra ci costruì sopra il palazzo fregandosene di tutto. ANAS e Genio Civile dormivano.
  • Paradossali sono alcuni dei pochi interventi. A Davoli vige un Codice Stradale autogestito, e tutti s’infilano da infiniti accessi e per dove pare a loro, anche in presenza di striscia continua, impipandosene della segnaletica.
  • La manutenzione della strada è rara e quasi sempre d’emergenza; e basta una pioggia per rendere pericolosissima la percorrenza.
  • D’inverno è tutto buio come la pece in assenza d’illuminazione, e anche i modestissimi catarifrangenti sono usurati e non rifrangono un bel niente.

 Riassumendo:

  1. Bisogna rifare la strada degli anni 1930 e adattarla agli anni 2020!
  2. Intanto, si devono assumere provvedimenti di manutenzione.
  3. Bisogna stroncare i mascalzoni di cui sopra.
  4. Urge obbligare i giornali e le tv a raccontare i fatti senza misericordia per nessuno.

Ulderico Nisticò


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