Amare riflessioni sulla sanità calabrese


Buon giorno a tutti sono Vittorio Lupis un paziente oncologico in trattamento, operato al coledoco e vie biliari al Policlinico Sant’Orsola di Bologna il 24/01/2017 da un eccellente e illustre medico calabrese il Prof. Bruno Nardo, medico che ha svolto la sua attività anche in Calabria e adesso nel pool di un’altra eccellenza fuori dalla nostra regione. Di un’umanità e disponibilità incredibile al contrario di quanto constatato con almeno il 60% dei nostri medici, ai quali i pazienti formulano delle domande sulle loro patologie e quando fanno finta di non aver sentito rispondono senza nessuna voglia e senza un sorriso. Boriosi e presuntuosi. E’ proprio vero che i più grandi sono i più umili.

Tornando a me adesso sono in cura presso il Dipartimento di Ematologia-Oncologia del Ciaccio. Quindi vorrei soffermarmi, con la presente, sulle difficoltà che incontrano i pazienti e in particolar modo quelli del Day-Hospital Oncologico, dove ho fatto chemioterapia fino a Marzo di quest’anno.
Ebbene in questo reparto i pazienti fino a 3 mesi fa arrivavano alle 5 di mattina per prendere il numerino, che qualcuno depositava nell’atrio, per cercare di fare un po’ prima, attualmente sono invitati ad presentarsi in un orario approssimativo che però non ha migliorato le tempistiche di attesa. Un ammalato oncologico prima delle 16 o 17 ed anche oltre non esce dall’ospedale. Non è normale che un paziente con problematiche oncologiche serie possa stare 6-7 ore buttato come un sacco nella stanza d’attesa.

Ora ovviamente io non saprei individuare in quale parte organizzativa si perde tanto tempo, una cosa però mi sento di dirla, con il numero di ammalati che cresce in maniera esponenziale, i medici sono insufficienti, (anche se alcune volte lasciano il paziente nell’ambulatorio e tornano magari dopo 15-20 minuti) cosi come lo sono i lettini dove praticano la chemioterapia.
La cosa più grave è che quando arriva il tuo turno per andare a fare la terapia (sempre se le analisi vanno bene, altrimenti hai perso solo del tempo inutile nell’attesa che, credetemi, è più snervante della malattia stessa) arrivi nel reparto e trovi pazienti che hanno già finito tutto e non si sa da dove sono passati. Questo perché tu non li vedi né prenotare né nella stanza d’attesa. Chi sa quale percorso fanno! Qualche volta preso dallo sconforto ho chiesto a qualche infermiere che ha fatto spallucce; “Signor Lupis la prego!”. Si, ci potrà essere qualcuno molto grave e bisognoso di più attenzioni e quindi lo faranno giustamente passare avanti, ma rimane lo sconforto perché non si tratta di uno!!!

Ora voglio invece esporre un altro episodio avvenuto al P.S. del Pugliese. Il 15.05.2018 vengo dimesso dal reparto di Oncologia e sono a casa verso le ore 15,30. Dopo qualche ora comincia a farmi male tutto l’addome resisto fin che posso. Purtroppo il dolore continuava ad aumentare sempre di più, verso le ore 21,00 i figli insistono ad andare al P.S. del Pugliese, ovviamente senza chiamare il 118 (altrimenti sarei arrivato dopo almeno 3 ore passando dal P.S. di Chiaravalle e Soverato). Intanto il dolore è alle stelle, insopportabile, indecifrabile.
Arrivati alle ore 22,00 il P.S. si presentava come una bolgia infernale, chi urlava da una parte, chi si lamentava dall’altra (la normalità di un PS) e solo due medici a contrastare le emergenze. Dopo circa un’ora di attesa dal dolore, credo, mi metto a vomitare e nessuno (pur avendo fatto presente e chiesto una bacinella) mi supporta se non con della carta assorbente, mia moglie non sapeva più come fare per evitare di farmi sporcare ma non è stato possibile. Mi sono dovuto cambiare tutto. Il vomito continua per quasi due ore idem con la carta. Alle ore 2,35 mi fanno entrare, mio genero e mia moglie raccontano ai medici cos’è successo e loro, nelle condizioni in cui mi trovo, non sanno cosa possono fare, se non mandarmi a fare un’ecografia all’addome per verificare il posizionamento dello stent che mi era stato inserito da sabato 12.5.18 per drenare la bile, pensando che il dolore potesse essere causato da questo.

Torniamo al PS, il medico a questo punto non sa cosa fare, mio genero chiede che mi venga fatta una dose di morfina per attenuare il dolore, ma il medico non si prende questa responsabilità con il rischio di causarmi un infarto e l’unica cosa che può fare è chiedere una consulenza in Oncologia dove mi avevano avuto in cura fino al pomeriggio di quel giorno. Chiamano l’ambulanza che arriva dopo circa 35 minuti.
Arrivato in Oncologia il medico mi palpa l’addome affermando che non c era nulla di rilevante, non sapeva cosa farmi, l’unica cosa era chiedere una diretta addome, io riferisco di aver fatto già un’ecografia e che avrei voluto che mi facesse passare quel dolore atroce che non sopportavo più. Il medico dal suo canto asserisce che ecografia e diretta addome sono due cose differenti e la cosa finisce li. Nulla ! Mi rimandano indietro e quando arriviamo la dott/ssa del PS esclama “ Ma non vi hanno fatto nulla? Vi ho mandato li di proposito in quanto competenti e fra l’altro avendovi dimesso questa mattina la cartella ce l’avevano sotto gli occhi. Avrebbero potuto farle una dose di morfina nella quantità giusta”.

Per concludere sono arrivato con dolore 10 e sono tornato a casa con dolore 10.
La dott/ssa dice che non essendoci posti letto da nessuna parte mi avrebbe tenuto nel PS su un lettino in corridoio in attesa di un posto. Mio genero chiede dunque se rimanendo li c’era possibilità di ricovero in oncologia l’indomani ma il medico del Ps gli risponde che nei 10 anni in cui lavora li non sono mai riusciti a ricoverare nessuno. Io non so qual è la procedura attraverso la quale lo fanno. Mi fanno solo una fiala di Tachipirina e si ritorna a casa.
Questa mia riflessione ha come solo scopo quello di cercare di stimolare i preposti a migliorare il nostro servizio sanitario regionale Calabrese che purtroppo fa acqua da tutte le parti. Sono infatti una persona collocata da sempre a sinistra e quindi ho votato e fatto votare Oliverio.

Se devo essere sincero per quanto fatto dallo stesso fino a questo momento non lo voterei più. In particolar modo proprio per quello che aveva minacciato di fare sulla sanità e sul commissariamento, che oramai credo duri dal 2010, fra l’altro senza indicare quale fosse la sua visione complessiva della stessa e non solo sulla mancanza dei posti in organico sulla sanità calabrese.
Mi è sembrata da subito solo ed esclusivamente una questione di potere. Sappiamo ormai da tempo infatti quali sono gli interessi che ruotano intorno alla stessa. L’anno scorso Oliverio e Scura avevano annunciato quasi mille assunzioni. Io non so se le stesse siano state effettuate, voglio augurarmi di no, altrimenti la situazione si presenterebbe peggiore di prima. Certo mille assunzioni nella nostra Regione sarebbero un bel po’ di ossigeno ma prima di tutto viene l’Assistenza e non solo per seguire l’ordine alfabetico.

Come tutti sappiamo due terzi del bilancio regionale, una cifra enorme, si spendono per la sanità senza che a ciò corrispondano servizi di qualità e quantità adeguati al bisogno dei Calabresi.
Nonostante ciò, gli stessi sono fra i cittadini di tutta Italia che pagano le tasse più alte, dall’IRPEF al bollo auto, e la cosa si aggrava sempre di più per i rimborsi alle altre regioni relative alle prestazioni che le stesse erogano ai nostri corregionali (nel 2017 se non erro oltre 300 milioni di Euro una cifra spaventosa). Tutto ciò per vedersi anche ridurre i posti letto, tant’è che le strutture non sanno dove ricoverare i pazienti, vedersi ridurre da anni i servizi con conseguenziale allungamento delle liste d’attesa a dismisura (effetto constatato sistematicamente ogni giorno dai Calabresi) ed avere come effetto devastante quello di dirottare i pazienti verso strutture private, una autentica vergogna, non rispettando i cosiddetti L.E.A. (livelli essenziali d’assistenza) e quindi Costituzionalmente di un diritto quale è quello della salute.

Questione indegna che ci portiamo dietro, senza soluzione di continuità, con tutti i governi alternatesi in questi ultimi vent’anni: Da Loiero a Scopelliti ad Oliverio. E ciò vale non solo per la Sanità ma anche per l’alta velocità, per la salvaguardia dell’ambiente (depurazione in primis ma non solo) che è uno schiaffo in faccia ogni giorno ad una Regione coma la nostra (ve le ricordate le scuse di Loiero ai turisti?), per l’autostrada, per la 106, per le trasversali, per la linea delle ferrovie Ionica per il porto. Uno dei porti più grandi d’Europa, lasciato in quelle condizioni senza generare un indotto con il territorio interno e non solo. Il porto doveva essere la porta d’ingresso per le merci che attraverso la linea ferroviaria potevano irradiarsi in Europa invece nulla! Non c’è nemmeno da sperare nelle formazioni politiche che, purtroppo, hanno vinto le elezioni del 4 Marzo e non poteva che essere così vista la situazione Calabrese, altro che populismo. Nel cosiddetto contratto per il cambiamento ci sono appena solo 8 righe generiche sul Mezzogiorno d’ Italia.

C’è quindi poco da stare allegri e continua da anni la maledizione per il popolo Calabrese. Però in compenso siamo i primi come disoccupazione, in particolare modo quella giovanile, ed ultimi come reddito.
Questo è sostanzialmente uno spaccato della nostra sanità in Calabria, se Oliverio con tutto il Consiglio Regionale pensano che la sanità in Calabria debba essere cosi gestita , vuol dire che probabilmente non hanno nessuna idea di cosa i loro corregionali devono sopportare quando si approcciano a problemi di salute. Più e meno seri. Forse quando loro hanno necessità vanno a farsi curare a Roma.
Viste queste poche e personali considerazioni sarebbe meglio che andassero a casa, immediatamente e tutti, dato che forse la loro l’unica prerogativa è quella di prendere voti e non quella di migliorare, dall’alto della loro rappresentatività, i bisogni dei calabresi. Lo diciamo da sempre ma così sicuramente non si può andare avanti.

25/05/2018
Vittorio Lupis


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