Rimpasto e cultura


Rimpasta rimpasta, Oliverio non è stato nè abile nè fortunato con la Giunta, prima politica, poi tecnica, più esattamente, “di Alto Profilo”: ahahahahah! Ora gli tocca rimpastare di nuovo, tra licenziati da lui stesso, e Viscomi fortunato vincitore della lotteria del 4 marzo.

Viscomi era persino partito bene, quando mi chiese (lui a me, non certo io a lui!) di organizzare io un Forum della cultura; e io, steso il programma, avevano coinvolto, io, fior di persone serie della Calabria; e ricevuto queste risposte: “Se me lo chiedi tu… per la Regione, mai!” Il tutto, da parte mia, gratis.
Era fissata anche la data: 3 ottobre 2015; intanto Viscomi o cambiò o gli imposero di cambiare idea, e non ebbe la buona educazione di avvertirmi. A me, il 2, non restò che chiedere scusa agli amici, ma non era colpa mia.

Da allora, cultura zero, tranne la solita antimafia segue cena; del resto, era la stessa idea di cultura che aveva il mio amico Mario Caligiuri, la cultura come mattinale della Questura.
Già che si trova, Oliverio potrebbe nominare un assessore regionale alla Cultura, di cui finora abbiamo solo potuto costatare l’assenza: sia dell’assessore, sia, peggio, della cultura.
Valorizzazione aree archeologiche, storia, teatro, anniversari, libri seri… zero, tranne essere amici degli amici di qualcuno! Turismo culturale, mai sentito nominare, con tanta storia che mostra la nostra terra; e altrove campano alla grande con un rudere di torre rabberciata.

A che servirebbe, un assessore alla Cultura? Non a tenere conferenze o a scrivere teatro, ma a consentire a chi sa di fare teatro e tenere conferenze, eccetera: quello che da secoli manca in Calabria, cioè l’organizzazione della cultura.
Come sarei felice, io… se mi nominassero assessore? Siete matti? Assessore, io, con tutti gli impicci che ho, con tutto il mio disordine creativo: no, ragazzi, non vorrei fare l’assessore io, vorrei incontrare un assessore come si deve, una persona seria, che sappia distinguere tra gli “amici” e i bravi. Per fare un esempio milioni di anni luce lontano dalla nostra grigia e piatta Calabria, Giulio II chiamò Michelangelo, non il cugino del parroco!

Con il cuginetto, ci sarebbe scappata qualche tangente; ma immaginate che schifo di Cappella Sistina! Proprio come la cultura in Calabria, in mano a raccomandati.

Ulderico Nisticò


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