Risposta a Galli della Loggia sull’articolo Corriere della Sera “Le verità (scomode) sul Sud”


Sul Corriere della Sera online, datato 12 giugno, appare un articolo a firma di Ernesto Galli della Loggia dal titolo “Le verità (scomode) sul Sud“. Sottotitolo: l’Italia deve decidere una volta per tutte che cosa vuole fare del Meridione, perché forse non ha davvero capito che cosa significa abbandonarlo a se stesso.

Finalmente! Mi sono detto. Qualcuno s’è ricordato che la questione meridionale non è mai stata risolta e fa appello affinchè torni (nuovamente?) nell’agenda della politica. Mi son perciò immerso nella lettura nella certezza che da li a breve Galli della Loggia elencasse le ragioni per le quali fosse arrivato il momento per cui il resto d’Italia avrebbe dovuto prestare interesse al Meridione.

Mi aspettavo di leggere che era arrivato il momento di riconoscere, come affermava Nicola Zitara, che prima del 1860 il Sud era uno Stato e dopo è diventato soltanto una colonia. Che il nemico del Meridione non era rappresentato dai Borbone, che anzi lo avevano fatto decollare e progredire, bensi da coloro che, in nome di un’Unità fasulla non ancora realizzata, avevano rapinato i meridionali delle loro ricchezze e delle loro terre. Mi sarei aspettato di leggere che le famiglie meridionali perbene non ne possono più di vedere i loro figli portatori sani di idee, energie, entusiasmi salire sui treni e andare via, svuotando la parte migliore del Mezzogiorno. E che le famiglie non ne possono più di pagare affitti da capogiro, di stipendiare atenei, di rimettere rimesse. Una spesa incalcolabile. Mi sarei aspettato di leggere che Il Sud ha di che disperarsi e non lo si può più lasciare abbandonato. Mi sarei aspettato di leggere qualcosa di simile per portare e dare attenzione ad un popolo da molto tempo trascurato.

Invece il della Loggia esorta si a prendersi cura dell’Italia più povera ma per ragioni completamente diverse da quelle che io e probabilmente una buona parte di italiani, quanto meno meridionali, ci aspettavamo. Egli dice:” il resto d’Italia può benissimo disinteressarsi del Mezzogiorno, fare come se non ci fosse” ; il fatto, ammette, “ è che in ogni caso è comunque il Mezzogiorno che dimostra di non avere intenzioni di disinteressarsi del resto d’Italia”. E’ a conferma di ciò, scrive, che “lo sta facendo da anni trapiantando nel cuore dell’Emilia Romagna, della Lombardia, nel Veneto, nel cuore dell’opulento Nord, le succursali delle sue potenti organizzazioni criminali. Allargandone sempre più il dominio, erodendone il tessuto civile ed amministrativo di quelle regioni, dei suoi governi locali; in in un certo senso letteralmente mangiandosele”.

Bisogna occuparsi del sud non per quel che è o è stato, ma solo perché altrimenti le mafie meridionali ci mangiano. Come dire: ad un povero dai da mangiare non per sfamarlo, ma per togliertelo dai piedi. Ecco, questo è il pensiero del signor Ernesto galli della Loggia.

Mi piacerebbe che ogni cittadino meridionale nel gridare : VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA facesse una bella pernacchia al suo indirizzo e gli ricordasse che la civiltà dei popoli viene prima della civiltà degli individui e che nel caso di quella meridionale ebbe il nome di “ MAGNA GRAECIA” e che l’ Italia prese il nome da quella parte di Calabria che al tempo degli itali si estendeva dai golfi di Sant’Eufemia e di Squillace alla provincia di Reggio Calabria. Basta questo per ricollocare l’Ernesto nella sua giusta dimensione di, come cantava la nostra corregionale Mia Martini, piccolo uomo?

Leo Procopio, segretario Italia del Meridione Catanzaro


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