Roccelletta di Borgia: chiarimenti


roccelletta_borgia Da quando sono diventati tutti storici e tutti filologi della domenica, sento ripetere numerose e fantasiose affermazioni anche sull’area archeologica di Roccelletta di Borgia. Ora vi dico di cosa stiamo parlando, oppure leggete il capitolo “Skylletion e Scolacium”, di U.N. ed Elisa Nisticò, del volume “Borgia”, Collana Città della Calabria e della Sicilia, direttore Fausto Cozzetto, Rubbettino.

  • Roccelletta di Borgia è l’attuale denominazione ufficiale. Prima dell’invasione francese del 1806, era tutto territorio di Squillace con i casali.
  • Le fonti greche e latine riferiscono di una colonia di Skylletion, il cui fondatore mitico è Menesteo, re di Atene, e i fondatori storici gli Ateniesi.
  • La sua divinità poliade è Pallade Atena.
  • Il toponimo ha in qualche modo a che vedere con luoghi pericolosi per la navigazione, figurati come “cani marini”, skylax; donde i diversi luoghi detti Scilla. Ne ha memoria Virgilio quando, nel III dell’Eneide, canta “navifragum Scylacaeum”.
  • Essa colonia ateniese dovrebbe trovarsi al centro del Golfo cui dà il nome; ma finora non sono emerse tracce archeologiche risalenti al periodo greco, tranne monete, e qualche assaggio nella località Donnantona.
  • Finita sotto l’egemonia di Crotone, nel 386 aC venne assegnata da Dionisio il Vecchio al territorio della sua alleata Locri, e per qualche tempo ne seguì le sorti.
  • Sarà stata una delle località, ormai poco popolate, distrutte dai Cartaginesi nel momento della partenza dall’Italia, nel 202 aC.
  • Roma, nell’ambito della politica di Caio Gracco, vi dedusse una colonia con funzioni commerciali e agricole, detta Colonia Minervia Scolacium. L’epiteto di Minervia richiama la dea greca Atena.
  • È una tipica città romana di nuovo impianto, con tutti i migliori accorgimenti urbanistici: ampiezza di spazi, foro e “basilica”, teatro, anfiteatro…
  • Il territorio doveva essere molto popoloso, ma soprattutto con insediamenti agricoli diffusi; i proprietari e lavoranti si recavano nel centro urbano per le Nundinae, cioè mercato e occasione di incontri o fatti amministrativi e politici o… svaghi!
  • Viene rifondata dall’imperatore Nerva (96-8 dC), con il nome, attestato dalla lapide del Municipio di Squillace, di Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium.
  • Conosciamo almeno altre due colonie di tale origine: la Colonia Nervia Glevium, l’inglese Gloucester; e la Colonia Nerviana Veteranorum Setifensium, Sétif in Algeria. Tale notizia, da me riferita a sindaci di Squillace e Borgia, a provincia di Catanzaro e Regione, nonché la cultura in genere, ha lasciato tutti indifferenti come il ghiaccio.
  • Scolacio va crescendo, tanto più perché decade Crotone. L’attraversa la via, per noi anonima, che da Castra Hannibalis conduce a Vibo Valentia.
  • Cassiodoro, ormai attempato e dopo aver visto il fallimento del progetto politico di Teodorico e suo di un’Italia romana con la forza degli Ostrogoti, si ritirò nelle terre natie, e qui, molto anziano, morì.
  • Pur avvenendo, già ai tempi di Cassiodoro, il trasferimento verso l’interno, l’area è abitata ancora in età bizantina. Secondo la versione demotica del Bios greco di san Giovanni Theristi, sarebbe stata distrutta dai Saraceni.
  • La grande costruzione medioevale, che non è né basilica né bizantina come si legge, è quasi certamente un’abbazia, voluta dalla grancontessa Adelasia, vedova nel 1101 di Ruggero I e madre di Ruggero II, alle foci del Corace come alle foci dell’Amato il Guiscardo aveva fondato Sant’Eufemia, e da lì a poco, alla confluenza tra le sue sorgenti, verrà eretta Corazzo. Ciò s’inquadra nel progetto dei Normanni e della Chiesa di latinizzazione del Meridione: nel 1089 cessa il rito greco a Squillace.
  • Roccella è una versione in franconormanno di kastron, fortezza; o riferito al Kastron oggi in agro di Stalettì; o a una funzione militare dei ruderi; Roccelletta è probabilmente la chiesa-fortezza al bivio di Borgia. Sappiamo che vi si combatté durante il Vespro (1282-1302); nella rivolta del 1459; in fasi dell’assedio di Catanzaro del 1528; durante le rivolte borboniche contro Murat. L’area finì privatizzata, e con gravissimi ed evidenti danni; e solo da tre decenni è tornata pubblica.
  • Per secoli, i ruderi vennero intesi o come una delle Tres Tabernae o persino come Petelia; curioso è che lo storico catanzarese Pinnellio, in un libro del 1608, li chiami Poliporto, certo nel senso di luogo antico; e ne faccia patria di Costantino imperatore.

 Per carità, non è vero; e non sia questa notizia un altro incentivo alle bufale, che ne abbiamo già abbastanza, in questa Calabria in cui sono tutti grecisti e tutti storici e tutti poeti. Non è vero (intendo dire, non è vero neanche secondo il mito) che la città sia stata fondata da Ulisse o che il ramingo re di Itaca vi sia capitato anche per sbaglio: l’unico che accenna a lui, prudentemente scrivendo “legitur”, è Cassiodoro, cioè otto secoli dopo la fine di ogni cosa che potesse somigliare alla grecità, materia del resto a Cassiodoro quasi ignota e nemmeno ne voleva sapere; tutti gli antichi, e sono parecchi, parlano di Menesteo e degli Ateniesi.

 Ateniesi, ragazzi: cioè robetta come Pisistrato, Dracone, Solone, Milziade, Temistocle, Pericle, Fidia, Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Menandro, Socrate, Platone, Isocrate, Demostene eccetera eccetera. Questi sono i nostri parenti antichissimi, e ci sarebbe, magari da vantarsene: sempre ammesso che  i nostri dotti sappiano chi fu Pisistrato e chi Fidia, e figuratevi Menandro.

 Niente, se non sbarca Ulisse, non sono contenti. Così come sono sicurissimo che leggerete, sì, queste righe: ma continuerete lo stesso a sparare fandonie da guida turistica di bocca buona.

 Ricapitolando: niente Magna Grecia, niente Ulisse; sugli onnipresenti abbruciacchiati cavalieri Templari, stendo un velo pietoso.

Ulderico Nisticò


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