Sabato 21 ottobre al Teatro comunale di Badolato “Come un granello di sabbia – Giuseppe Gulotta, storia di un innocente”


Chiuderà i battenti con “Come un granello di sabbia – Giuseppe Gulotta, storia di un innocente” il terzo e ultimo anno della residenza MigraMenti Off al Teatro Comunale di Badolato, cofinanziata da Mibact e Regione Calabria per il triennio 2015/2017, progetto di consolidamento della residenza “MigraMenti. Poetiche del Viaggio”, attiva dal settembre 2012. Gestita da Teatro Del Carro Pino Michienzi, la residenza ospiterà sabato 21 ottobre – con inizio alle ore 21.30 -, inserito nella rassegna Artisti emergenti premiati in importanti festival nazionali, lo spettacolo coprodotto da Mana Chuma Teatro insieme alla Fondazione Horcynus Orca, Horcynus Festival 2015.

“Come un granello di sabbia”, attraverso la voce dell’attore Salvatore Arena e il testo dello stesso Arena insieme a Massimo Barilla, ripercorre la vicenda del giovane muratore Giuseppe Gulotta, i suoi 22 anni in carcere da innocente e i 36 di calvario con la giustizia. Una storia, quella di Gulotta, dai contorni oscuri e tormentati, dalle conseguenze violentemente drammatiche e non risanabili, arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”,una piccola caserma in provincia di Trapani. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Gulotta non è mai fuggito, ha lottato a testa alta, restando lì come un granello di sabbia all’interno di un enorme ingranaggio. Fino al processo di revisione (il decimo, di una lunga serie), ostinatamente cercato e ottenuto, che lo ha definitivamente riabilitato.

In scena è riportata la vicenda umana di Giuseppe, ma anche di Salvatore e Carmine – le due vittime della strage – o di Giovanni, Vincenzo, Gaetano – gli altri capri espiatori designati, rendendo giustizia alla sua dimensione personale, quella di una vita quasi interamente sottratta per ragioni inconfessabili. «La voce di Giuseppe – è spiegato nelle note dello spettacolo – ci attira in questo vortice raccontando, come trovasse per la prima volta qualcuno disposto ad ascoltare, la gioventù interrotta, l’arresto, le torture, i colpevoli silenzi, i pregiudizi, ma anche l’irriducibile cocciuta speranza in un restituzione finale della propria umile e alta identità. Lo fa alternandosi a voci secondarie, ma necessarie: un vicequestore illuminato schiacciato anche lui dall’ingranaggio, l’ufficiale dell’arma regista occulto delle torture (un Kurz rovesciato, lucido e per nulla tormentato), la moglie Michela, i genitori. Ogni voce, ogni episodio del vortice, trova il proprio luogo all’interno della scenografia, leggera e opprimente ad un tempo, di Aldo Zucco, capace di diventare multiforme nei suoi pochi, ma importanti segni. Le musiche originali di Luigi Polimeni, contrappunto ritmico ed emozionale al racconto, diventano esse stesse».


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