Satriano – La Torre Ancinale, bene storico, minaccia di crollare


La nuova sezione di Italia Nostra “Paolo Orsi” Soverato-Guardavalle che racchiude, dal 18 luglio scorso, le due associazioni “Gruppo archeologico Paolo Orsi” (Soverato) e A.R.S.A.A. (Guardavalle) in una lettera che invierà, a breve, l’instancabile presidente Angela Maida ai Sindaci del territorio di competenza da Montepaone a Guardavalle, passando da Satriano e Petrizzi, per segnalare, tra l’altro, di avere una così importante e prestigiosa Associazione nel proprio territorio. Associazione che contribuisce a diffondere la “cultura della conservazione” del paesaggio urbano e rurale, di tutela dei centri storici, mare e coste, frenare il consumo del territorio, oltre che promuovere la ricerca nei campi della didattica e formazione.

L’attenzione dell’Associazione in questo periodo è concentrata, tra l’altro, sullo stato di conservazione della Torre Ancinale o Ravaschiera (di proprietà privata) nel Comune di Satriano marina al confine con quello di Davoli. I due Comuni, interessati alla prossima tornata elettorale, potrebbero avere l’occasione giusta per impegnarsi fattivamente a trovare risorse volte al consolidamento della Torre, riqualificando l’area. La Torre cavallara o di allarme, visibile percorrendo l’ex strada statale 106, lancia l’ennesimo grido d’allarme per lo stato di completo abbandono. Eppure l’immobile, tutelato ai sensi del D.M. del 29/8/1989 e classificato dal F.A.I. al primo posto in Calabria (12°in Italia) nell’anno 2011 tra i monumenti da salvaguardare, non riesce a scuotere l’apatia, se non il disinteresse di amministratori e politici per tentare di valorizzarlo e renderlo fruibile alla collettività.

La Torre Ancinale fu costruita, insieme con altre 336, durante l’impero di Carlo V su proposta del vice Re del regno di Napoli, Pedro di Toledo. E’ una tipica costruzione in pietra e mattoni, a pianta quadrangolare, parallelopipeda. All’epoca rispondeva a esigenze di avvistamento e prima difesa ed è situata nella valle del fiume Ancinale, navigabile nell’antichità, e via di collegamento con l’entroterra delle Serre Calabre. In epoca successiva è stato annesso un frantoio ad acqua di cui rimangono resti lignei, muro di canalizzazione.

Le forti piogge da settembre 2009 a oggi, hanno fatto crollare un sottotetto a capriate che copriva 4 ambienti. Il luogo, un tempo caratterizzato da un meraviglioso paesaggio fluviale, potrebbe ospitare (se ricreato) nuovamente le diverse varietà di pesci e uccelli acquatici ormai scomparsi. La sezione di Italia Nostra rileva che ci sarebbero tutti i presupposti per realizzare anche una pista ciclabile. Il frantoio, poi, si presta a essere recuperato proponendolo come esempio funzionante di archeologia industriale mediterranea. Potrebbe, così, ospitare una mostra multimediale didattica permanente e temporanea di artisti locali e no.

L’auspicio per la sezione di Italia Nostra, ma non solo, è quello che gli amministratori prendano “consapevolezza del privilegio di possedere nel proprio territorio un Bene d’importanza storica; la stabilità dell’Edificio storico è sempre più precaria” e si sta solo aspettando il crollo definitivo. A tutto questo, occorre aggiungere le difficoltà di far coincidere i legittimi interessi privati con quelli pubblici, la messa in mora dei proprietari dalla Soprintendenza archeologia belle arti di Cs e, da ultimo, il minacciato attraversamento nella zona della Torre, del tratto stradale conclusivo della trasversale delle Serre.

Ferruccio Ranieri